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I NUOVISSIMI X-MEN #14

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Gli X-Men di Bendis e le promesse infrante del futuro passato

A dispetto dei buoni propositi, delle promesse, delle attenzioni e delle attese, è opportuno trarre la conclusione, a poco più di un anno dall’avvio della serie dei “Nuovissimi” X-Men, che Brian M. Bendis e i suoi amici autori non ci hanno convinto come avrebbero potuto alle redini delle testate mutanti.

[Le facce incazzate che vedete qui sopra, a dispetto delle apparenze, appartengono ai lettori!]

L’esordio mutante di Bendis sotto l’egida del Marvel Now! era stato accolto positivamente anche dagli Audaci (in particolare dal sottoscritto e dall’amico Themisa, come potete rileggere qui e qui): nonostante l’espediente non troppo innovativo di portare i giovini X-Men nel presente, tanti spunti sembravano nascere dalle situazioni in ballo. Ciclope leader della “rivoluzione mutante”, il rapporto tra gli X-Men del passato e i personaggi del mondo odierno (con tutte le loro contraddizioni) insieme alle interazioni tra alcuni characters molto azzeccati (vedi: i sempre efficaci dialoghi del buon Brian “Ultimate Spider-Man” Bendis!). Insomma, di carne al fuoco ce n’era.


Invece Bendis (coadiuvato dai vari Brian Wood, Jason Aaron ecc.) francamente pare aver pensato fosse meglio dilatare il tutto, diluire i conflitti e le situazioni interessanti, inframmezzarle con momenti sentimentali e soapoperistici o divagazioni che di per sé magari non guastano ma alla lunga rischiano di allentare irreversibilmente la tensione. Qual è il destino di questi giovini X-Men? Quanto tempo rimarranno nel presente? Riusciranno a fare ciò per cui sono arrivati qui?

A tutti questi interrogativi avrebbe dovuto rispondere “La battaglia dell’Atomo”, presentata come saga mutante fondamentale (apparsa nei mesi di marzo-aprile scorsi sulle varie testate mutanti). Invece, tale saga pare aver posto più domande delle risposte fornite, oltretutto complicando il quadro con ulteriori viaggi nel tempo e rimescolamenti delle formazioni, tanto che distinguere tra nemici e amici, tra buoni e cattivi sembra sempre più difficile (al di là dell’effetto straniante volutamente introdotto dagli autori). Poi, conoscere gli X-Men del futuro e metterli insieme a quelli del presente e a quelli del passato forse non ha aiutato molto a chiarire le idee.



Venendo a quest’albo specifico, si apre con una pregevole citazione di Bendis a Dio ama, l’uomo uccide, capolavoro mutante anni ’80 scritto dal mitico Chris Claremont e disegnato da Brent “Astro City” Anderson (che è anche il disegnatore ospite del flashback di apertura di All-New X-Men #21). Di quella storia di oltre trent’anni fa (alla faccia dell’ “All-NEW”!) Bendis riprende tematiche e personaggi, rispolverando le oscure figure dei Purificatori (che in realtà sono stati più volti ripescati anche in saghe mutanti più o meno recenti). Coadiuvato dalle matite di Brandon Peterson, lo scrittore statunitense racconta della lotta dei Giovani X-Men (aiutati da Kitty Pride e da una ritrovata X-23) contro questi fanatici religiosi (i Purificatori, appunto), convinti che i mutanti siano un male da estirpare. Se il tema di per sé non smette di affascinare, il fatto di riprenderlo e di richiuderlo così in fretta al termine di “Purificati” (questo l’emblematico nome della storyline) sembra più uno stratagemma per prendere tempo che altro (oltre a mostrarci i Giovani X-Men in azione con i loro sfavillanti nuovi costumi).

Non meglio la storia seguente tratta dalla testata “X-Men” e scritta da Brian “DMZ” Wood. Wood pare essersi concentrato soprattutto, nella storia intitolata “Muertas”, a far disegnare al grande Terry Dodson ciò che quest’ultimo obiettivamente sa disegnare meglio: le donne! Infatti, non contento di aver reclutato per queste avventure una squadra di X-Men al femminile, ci regala avversarie da non sottovalutare come la Sorellanza, organizzazione capitanata da Lady Deathstrike che comprende tante villain provenienti un po’ da angoli sparsi dell’Universo Marvel: Typhoid Mary (avversaria di Devil) e Amora l’Incantratrice (avversaria/amante di Thor). La storia insomma scorre via veloce non lasciandoci granché.

Chiude, con un episodio e mezzo, “X-Men: Legacy” di Spurrier, Huat e Pham. Questa testata, che è stata una delle rivelazioni del Marvel Now! (anche per le bellissime copertine di Michael Del Mundo, già vincitore del premio come Audace copertinista di fumetto americano 2013), continua nel suo percorso cervellotico e psicologico e affascinante, seppur a volte le trame e le didascalie diventino ostiche e non facilmente fruibili.

Insomma, non brilla tanto, questo quattordicesimo numero di quella che è attualmente una delle testate cardine dell’universo mutante. Non brilla, nonostante una tenue fiducia per il futuro sia opportuno mantenerla, non fosse altro che per la testata gemella dedicata agli “Incredibili X-Men”, dove, vuoi per la crociata rivoluzionaria di Ciclope, vuoi per i disegni di Chris Bachalo, un po’ di interesse in più si è riusciti a mantenerlo. Vedremo, e aspetteremo questo ulteriore nuovo starting point che verrà con l’imminente All-New Marvel Now!


Giuseppe "Giuppo" Lamola

I NUOVISSIMI X-MEN n.14 

• Data di pubblicazione: Agosto 2014
• Editore: Panini Comics
• Traduzione: Fabio Gamberini


CREDITS

“PURIFICATI - Conclusione” (da “All New X-Men” n.21 – mar. 2014) 
• Testi: Brian Michael Bendis
• Disegni: Brandon Peterson e Brent Anderson
• Chine: Brandon Peterson e James Campbell
• Colori: Israel Silva

“MUERTAS - Conclusione” (da “X-Men” n.9 – mar. 2014)
• Testi: Brian Wood
• Disegni: Terry Dodson
• Chine: Rachel Dodson
• Colori: Keith, Woddard & Mossa

“INDOSSA IL RANCORE COME UNA CORONA - Conclusione” (da “X-Men: Legacy” n.18 – dic.2013)
• Testi: Simon Spurrier
• Matite: Khoi Pham
• Chine: Khoi Pham e Jay Leisten
• Colori: Rachelle Rosenberg 

“CORTINA DI FUMO” (da “X-Men: Legacy” n.19 – genn.2014)
• Testi: Simon Spurrier
• Matite: Tan Eng Huat
• Chine: Craig Yeung
• Colori: Josè Villarrubia



MIRACLEMAN

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Finalmente in Italia l'opera di Alan Moore (quando la parola "capolavoro" non è eccessiva!)

Erano oltre vent'anni che le controversie legali avevano privato i lettori di tutto il mondo delle avventure di uno dei supereroi più acclamati di sempre: Miracleman. Adesso è il momento di leggere e analizzare i primi quattro albi spillati che riportano in Italia il primo ciclo narrativo, "Il sogno di un volo", scritto da quel genioassoluto che risponde al nome di Alan Moore!




LE TANTE VITE DI MARVELMAN (ovvero MIRACLEMAN)

La nascita di Marvelman, divenuto poi Miracleman, origina da uno scontro, quello tra due dei più potenti colossi del pantheon supereroistico di sempre: Superman da Krypton e il magico Capitan Marvel. Una battaglia che ha avuto come arena le aule di tribunale. Sì, perché alla National Periodical Pubblications, antesignana della DC Comics, proprio non andava giù il successo editoriale della Fawcett, ottenuto proprio grazie alle avventure del giovanissimo Billy Batson, capace di trasformarsi nell’invincibile Capitano Meraviglia, ritenuto un plagio di Superman e spesso davanti a lui nelle vendite. Le ostilità si placarono nel 1953, dopo dieci anni di battaglie legali, con la soccombente Fawcett costretta a rinunciare a tutte le pubblicazioni in cui appariva Capitan Marvel e la sua “famiglia”. La futura DC Comics acquisì i diritti di Capitan Marvel e il resto è storia. Nel frattempo la Fawcett, privata dei propri character di punta, si affaccendava nel trovare una soluzione per tornare nelle edicole più agguerrita che mai. E’ stato allora che il publisher inglese L. Miller & Son decise di affidare a Mick Anglo, autore già affermato, la creazione di un nuovo personaggio capace di catalizzare nuovamente l’attenzione dei lettori. Nacque così Marvelman.


La genesi del personaggio non è molto distante da quella di Capitan Marvel. Mick Moran, il fattorino di un noto quotidiano (il Daily Bugle, pensate un po’), come Billy Batson, acquisisce i poteri sovrumani di Marvelman pronunciando una parola, in questo caso “Kimota” (atomic al contrario). Laddove il segreto della forza di Capitan Marvel era nella magia (i suoi poteri originano dell’incantesimo del mago Shazam – da cui la parola “Shazam!” che ne consente la trasformazione), quello di Mick Moran affonda le radici nella scoperta scientifica dell’astrofisico Guntar Barghelt. Studiando il cosmo, egli scopre la chiave armonica dell’universo, la parola “Kimota”, una rivelazione di stupefacente portata e dagli effetti sconcertanti. Difatti pronunciando quella parola, Mick Moran, prescelto dallo studioso per via della sua onestà e rettitudine, acquisisce superpoteri basati sull’energia atomica. Ovviamente il giovane fattorino diventerà un paladino del bene, impegnato a proteggere l’umanità dei complotti dei supercattivi, in particolare quelli del perfido Dottor Gargunza (chi ha detto "Sivana"?).
Nel 1963, dopo nove anni di prosperità nelle edicole, la testata di Marvelman fu costretta a chiudere a causa del dirompente successo dei supereroi coi superproblemi Marvel che imposero un nuovo paradigma nel panorama dei comics supereroistici.




Dopo quasi vent’anni di abbandono, Marvelman entrò nel mirino di quel geniaccio di Alan Moore che, in coppia col disegnatore Garry Leach (cui seguirà Alan Davis), regala nuova linfa al personaggio, immergendo Mick Moran in un contesto più maturo e adulto, ben lontano dalle innocenti ingenuità del primo ciclo di avventure. Moran è un quarantenne che non ricorda nulla del suo passato di supereroe. Si guadagna da vivere come giornalista freelance ed è tormentato da sogni di voli nello spazio ed esplosioni devastanti che sembrano evocare un passato troppo assurdo per essere vero. Quando non dorme, sono le emicranie a perseguitarlo, le emicranie e la fatica di spiegare a sua moglie che forse, dietro a quelle ricorrenti immagini oniriche che gli agitano il sonno, c’è una stupefacente verità da riportare alla luce, una verità che risuona negli echi di una parola misteriosa che gli rimbalza nella testa ma che proprio non riesce ad afferrare. E’ nella centrale nucleare di Larksmere che il prodigio torna a brillare sul pianeta terra: mentre è ostaggio di alcuni terroristi decisi a trafugare del plutonio, il canovaccio di lettere alla rinfusa che gli imbottisce la testa si distende completamente dinnanzi allo sguardo della sua mente. Complice la tensione che gli avviluppa le viscere, in mezzo a quel pasticcio di vocali e consonanti, lui finalmente scorge la parola. Un fulmine irrompe tra i ricordi e gli spezza in due il cervello.



“KIMOTA!”
 

Mick Moran non è più il mite giornalista frastornato da emicranie e incubi insistenti, Mick Moran è MIRACLEMAN!Ecco, perché “Miracleman” e non “Marvelman” come in origine? Per via di un’altra controversia legale tra la Eclipse Comics, publisher di Miracleman, e la Marvel Comics, a cui non faceva piacere che un supereroe che non facesse parte della propria scuderia avesse la parola “Marvel” nel nome.
Poco male, perché quello che interessa a noi è il pregevole lavoro di riscrittura che Alan Moore ha fatto del personaggio. In questa edizione Marvel (che ne detiene i diritti dopo un’ennesima battaglia legale, quella tra Todd McFarlane e Neil Gaiman) il primo libro di Miracleman è diviso nei primi quattro albi di questa lodevolissima iniziativa editoriale della Casa delle idee.





Cosa risulta evidente scorrendo le pagine di Miracleman? Verità acclarate da tempo ma che è bene ribadire: Alan Moore è uno dei più grandi narratori del secolo scorso (e pure di questo), un genio, un viaggiatore capace di esplorare l’universo narrativo che pulsa all’interno di ogni personaggio, andando così oltre la superficie da finire dall’altra parte, rimbalzando come una biglia impazzita (apparentemente) sulle pareti fino diramare gallerie di rivelazioni profonde e interconnesse. L’esaltazione di Mick Moran per la ritrovata identità è reale, come la successiva dolorosa indagine sulle proprie origini. Mick Moran e Miracleman sono la stessa persona? La trasformazione conferisce “solo” superpoteri o agisce anche sulla personalità? Cosa è successo a Young Miracleman e Kid Miracleman? Cosa ha causato l’evento catastrofico all’origine dell’amnesia di Mick?
Moore, fedele e rispettoso del lavoro di Anglo (il suo nome non appare mai tra i credit, se non con lo pseudonimo di “lo scrittore originale”), dimostra che da un’idea apparentemente semplice, base per una storia adatta ai ragazzini, con le giuste domande (e le giuste risposte) si può tessere una trama strutturata e profonda, retta dall’abile uso di una narrazione su più piani spaziali e temporali, flashback e suggestivi dialoghi ricchi di citazioni che avvicineranno il lettore, pagina dopo pagina, alla verità. Col procedere della storia i superpoteri dell’incredibile protagonista finiscono via via sullo sfondo, lasciando che sia la vicenda umana a fare da nodo centrale del plot.



Gary Leach alle matite fa uno splendido lavoro. Le tavole, rimasterizzate a colori, sono dettagliate e piene di particolari, dinamiche ma ordinate, sostengono la storia senza sopraffarla. Le espressioni dei personaggi sono intense e rispecchiano perfettamente le emozioni che i protagonisti della vicenda vivono di volta in volta. Un lavoro egregio insomma, per una sceneggiatura eccezionale.
In questi volumi, inoltre, ritroverete storie scritte e disegnate da Mick Anglo, genuine e ingenue ma comunque divertenti, insieme ad approfondimenti sul lavoro preliminare di Leach, cover variant di artisti famosissimi e, nel primo di questi volumi, un’intervista esclusiva che il grande Mick Anglo rilasciò a Joe Quesada, rivelandosi, 94 anni, come un “vivace conversatore, ironico e irriverente”.
Concludendo, l’edizione Marvel di Miracleman è un must have per tutti gli amanti dei fumetti, non solo per gli amanti del genere supereroistico.

 

KIMOTA!

 Themisa




MIRACLEMAN #1-4
"Il sogno di un volo"

Contiene materiale tratto da: 
Warrior #1-11, Miracleman #1, Marvelman Primer, Marvelman #65, 102, Marvelman Special #1, A1 #1.

Editore: Panini Comics

Data di pubblicazione: Marzo-Luglio 2014 


LILITH # 12

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Il sabba e l'inquisizione secondo Luca Enoch


Luca Enochè uno dei veri MAESTRI TOTALI del fumetto italiano. Il suo percorso artistico è così noto che noi Audaci non proviamo nemmeno a cimentarci nell’impresa di ripercorrere il suo curriculumQuello che ci limitiamo a ricordarvi è che da qualche mese il nostro Luca è in edicola anche con un nuovo mensile, Dragonero, la prima serie fantasy della Sergio Bonelli Editoreche, a quanto pare, sta riscuotendo un buon successo di pubblico (le vendite si aggirano intorno a una cifra poco al di sotto delle 30.000 copie) tanto da essere premiata con la pubblicazione, il 31 luglio, di uno Speciale estivo (si presume il primo di una lunga serie) tutto a colori (La prima missione, soggetto e sceneggiatura di Luca Enoch e Stefano Vietti,disegni di Cristiano Cucina e Manolo Morrone,copertina di Mario Alberti e colori di Paolo Francescutto).

Ma passiamo a Lilith, la creatura tutta sua. Questo splendido semestrale a sfondo storico/distopico sta davvero appassionando il pubblico bonelliano (e non) e gli Audaci, complici le tematiche esoteriche, non hanno saputo resistere e hanno recensito questa storia di una bellezza così totalizzante che è un vero peccato che duri “solo” 124 pagine!

Tutti sapete della missione della bellissima Lyca: a lei tocca discendere e ascendere lo spaziotempo senza sosta per scovare i primissimi portatori del Triacanto per eliminarli prima che esso si propaghi in modo irrimediabile sulla terra, costringendo la razza umana a vivere rintanata.
La nostra eroina ha vissuto tante (ben undici!) avventure splendide e terribili al tempo stesso: ci ha fatto viaggiare nel tempo facendoci conoscere meglio gli usi e i costumi ora dei Romani, ora dei Vichinghi, ci ha fatto rivivere il dramma della Prima Guerra Mondiale, ci ha portato a bordo dei galeoni dei pirati, ci ha fatto combattere sotto le mura di Troia, abbiamo sparato con lei tra le strade polverose del vecchio West e tanto altro!


Questa volta si ritorna in Italia e per la precisione nell’Italia di fine XVI secolo. Siamo nei pressi di Genova in un periodo di lunga carestia. Il popolo è decisamente scontento della propria condizione e allora il podestà, non trovando altra soluzione alla situazione sociale, punta tutto sulla caccia alle streghe per distrarre, così, “l’opinione pubblica”. Ma chi sono queste streghe? Sono davvero adepte del Demonio? Figlie del Maligno? Hanno rapporti intimi con Lui? Ovviamente no! Ma così non è secondo lo zelante commissario straordinario Giulio Scribani, pretore a San Romolo, un giudice laico che si “diletta” a vestire i panni dell’inquisitore.
Chi vi scrive è sempre stato affascinato dalle storie di streghe e di Sabba, grazie soprattutto ai suoi ascolti musicali legati al mondo – diciamo così – dell’esoterico.

 
Cd dei Pestilence








Vinile dei Mayhem
Il Martello delle Streghe (MalleusMalificarum in latino), pubblicato originariamente nel 1487 e scrittodai frati tedeschi Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer come risposta al risveglio dei culti pagani in Germania, è stato il testo più consultato durante i lunghi secoli di caccia alle streghe. Enoch ci fa vedere bene quello che succedeva, in realtà, durante i “satanici sabba”: le “sciagurate donne” altro non facevano se non masturbarsi per soddisfare – giustamente – il loro desiderio sessuale, e questo in un’epoca il cui Chiesa e società civile non vedevano di buon occhio il piacere femminile.

La nostra eroina, sempre con l’aiuto del suo fedelissimo felino Scuro, si troverà così a dover agire in un contesto decisamente a lei ostile e mentre cerca il portatore del Triacanto riuscirà anche a compiere una sua piccola vendetta personale e a ristabilire un minimo di giustizia.

Insomma, avrete capito che Lilith piace agli Audaci tanto quanto ai vostri affezionatissimi piace anche Luca Enoch (abbiamo anche avuto l’onore di fare la sua conoscenza nel corso di varie fiere del fumetto). Di qui il nostro invito a leggere questa meravigliosa saga e di non perdere il prossimo appuntamento in edicola (dal 21 novembre troverete il numero 13, La guerra dei fiori, nel quale Lilith si ritroverà a operare tra Aztechi e conquistadores nel Messico del XVI secolo).

Buona lettura!




RolandoVeloci






LILITH: “Storia Notturna” 
NUMERO: 12
DATA: Giugno 2014 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO, SCENEGGIATURA, COPERTINA, DISEGNI E CHINE: Luca Enoch

ORFANI #10

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L'abisso della sofferenza umana
ConCuori sull’abisso, il numero 10 di Orfani, entriamo nella parte finale della prima stagione (che, ricordiamo, terminerà con il dodicesimo episodio). La devastante lettura del numero precedente uscito a giugno, Freddo come lo spazio, ci aveva spalancato gli occhi e la mente: eravamo pronti a tutto e “tutto” è proprio quello che abbiamo trovato tra le pagine di questo albo.

[Se odiate gli spoiler, trasferitevi su Marte, oppure imparate a non accumulare arretrati! In ogni caso dovreste poter proseguire la lettura senza troppe conseguenze!]
Non ci sono alieni. Nakamuraè stato ammazzato da Juno. La professoressa Juricè stata lasciata in vita da Ringo. La partita è finita del tutto per il barbuto Raul, suicida nel drammatico finale (da notare la prelibatezza grafica in terza pagina: Eremita non c’è più e gli Orfani sono tornati a essere quattro). Due sono i nodi rimasti irrisolti: la resa dei conti tra le due coppie, quelle formate da Jonase Juno e da Ringo e Sam.
La prima metà dell’albo, quella dedicata al passato, vede inizialmente i nostri guerrieri (già belli grandicelli!) in vacanza quasi come una normale comitiva di giovani, ma l’apparente idillio è interrotto bruscamente dall’arrivo di Nakamura che intima ai cinque di partire per recuperare alcuni compagni rapiti da un gruppo di rivoltosi in Grecia (che dolore vedere quelle macerie, proprio lì… Piangi, Atene!). La missione si rivelerà più difficile del previsto e l’esito non sarà positivo e ciò incrinerà di molto i rapporti all’interno del gruppo (l’insofferenza di Ringo per le regole e l’immaturità e il desiderio di sangue di Sam formano un’accoppiata esplosiva!).
Nella seconda parte, invece, ci ritroviamo, come di consueto, catapultati nel caotico presente. Le prime 28 pagine (forse è un record assoluto!) vedono come indiscussi protagonisti (a parte una piccola comparsata di Juno in una tavola a pagina 69) la Mocciosa e il Pistoleroche regolano, come meglio sanno, i loro conti in sospeso e, alla fine, di sospeso non ci sarà più nulla almeno per uno dei due. Ovviamente non vi anticipiamo nulla, ma sappiate che si piange…


Più soft (ma non per questo meno traumatico) il breve incontro tra Jonas e Juno: i due sposi, come paralizzati dalla drammaticità degli eventi, riescono a malapena a scambiarsi poche parole prima di andare ognuno per la sua strada.   



Recchioni ancora una volta ci regala un albo mozzafiato, di quelli da leggere alla velocità della luce, di quelli che alla fine ti lasciano un vuoto, di quelli che fanno male davvero… Il sangue cola a fiumi, metafora di fragilità umana…Tutto è labile, tutto può fermarsi in un qualsiasi momento e alla fine non è detto che ci sia qualcuno in piedi che possa tirar le somme di quello che è accaduto. Un massacro.
Se abbiamo potuto godere di una simile meraviglia è grazie alla matita del giovane (classe ‘81) Matteo Cremona. Nato a Como, esordisce come disegnatore nel 2003, per poi entrare a far parte dello staff della mitica serie di Bartolie Recchioni, JohnDoe. Sempre con Recchioni collabora per David Murphy - 911 (miniserie in 4 numeri pubblicata dalla Panini). Il suo esordio in Bonelliavviene nel giugno del 2013 con il numero nove della serie de Le Storie, Mexican Standoff, per i testi di Diego Cajelli. Ma oltre all’eccelso lavoro del buon Matteo bisogna elogiare i preziosi e vividissimi colori a opera della sempre più brava Annalisa Leoni (alla sua terza prova su Orfani, dopo quelle dei primi due albi: il numero uno, PiccoliSpaventatiGuerrieri, disegni di Emiliano Mammucari e il numero due, Non per odio ma per amore, disegni di Alessandro Bignamini).
Insomma, per noi Audaci tutti promossi a pieni voti! Voi che dite?

 RolandoVeloci









ORFANI: Cuori sull’abisso  
NUMERO:  10
DATA: Luglio 2014 
SERGIO BONELLI EDITORE 

COPERTINA: Massimo Carnevale
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni 
DISEGNI E CHINE: Matteo Cremona 

COLORI: Annalisa Leoni




La cover da infarto di Massimo "Mr. Coverman" Carnevale 
per il numero 11 (Tutti giù per terra), dal 14 Agosto in edicola!

Speciale Dragonero #1

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Per chi il fantasy lo sogna a colori!









Tanti spunti, tanti pregi e tanto colore in questo primo Speciale Dragonero, pubblicato il 31 luglio, con il quale Ian Aranill si va ad aggiungere ai personaggi Bonelli che possono fregiarsi di un volume periodico (annuale o semestrale) interamente a colori. Si scardina così ancor di più quella che ormai non è più una caratteristica "onnipresente" delle serie  Bonelli: il bianco e nero.


Del resto, il colore calza a pennello nel rappresentare uno scenario pieno di sfumature, di mondi da esplorare, di avventure e di bizzarre creature come quello caratteristico delle pubblicazioni fantasy (e Dragonero vi rientra a pieno titolo). Per chi non avesse dimestichezza con Dragonero, Ian Aranill è un Varliedarto, appartenente all’antica casata dei “Cacciatori di Draghi”. Fa lo scout nelle selvagge terre dell'Erondàr e vive a Solian in compagnia dell'orco Gmor e dell'elfa Sera

L'avventura di questo speciale inizia nella nebbia (che improvvisamente si dirada dopo 4 pagg, magie del technicolor!), durante una partita al gioco della palla cui partecipano i nostri Ian e Gmor. I due, dopo aver perso, si trovano a pagare da bere in una locanda e a raccontare la loro prima missione, facendo luce su particolari sinora inediti. Ritroveremo un Dragonero 6 anni più giovane, appena espulso dal corpo degli Incursori Imperiali, e un orco Gmor dedito alla vita monastica. Come i due si ritrovino ad affrontare un antico demone e un grimorio maledetto, questo lo lasciamo scoprire a chi ha intenzione di leggere l'albo, in cui si scopriranno anche i motivi del sodalizio tra Ian e Gmor ("Conosci la regola... Nessuno scout può viaggiare da solo... Devi trovarti un compagno di ventura.").





A noi audaci interessa intanto qualche altro tipo di considerazione. Partiamo dagli autori. Luca "Gea" Enoch e Stefano "Hammer" Vietti non dovrebbero davvero avere bisogno di presentazioni per gli amanti del fumetto (italiano e non).
Il primo, Enoch, ha sinora mostrato una predilezione verso storie dalle protagoniste femminili e un fantasy connotato da opportune commistioni con elementi reali, da Sprayliz (l'unica sua serie ambientata nel nostro mondo, sperimentale e trasgressiva) a Gea (un grandissimo semestrale per la Bonelli), da Morgana (per il mercato francese) a Lilith (da noi recentemente recensita). 
Il secondo invece, Vietti, è forte del suo background fantascientifico di tutto rispetto: dopo l'esordio su Full Moon Project, approda alla Star Comics (insieme allo splendido gruppo "dei bresciani" formato con Giancarlo Olivares, Majo e Gigi Simeoni) per realizzare prima alcuni albi del buon Lazarus Ledd di Ade Capone, poi la miniserie sci-fi/cyberpunk Hammer (di recente oggetto di ristampa per Mondadori Comics). Una volta giunto alla Bonelli, si prodiga in varie serie tra cui Martin Mystère, Zona X e Legs Weaver, ma soprattutto è giusto sottolineare il suo contributo nelle varie saghe di Nathan Never, personaggio del quale è stato uno degli scrittori più prolifici e rappresentativi sino al momento in cui è stato costretto all'"abbandono" per dedicarsi, appunto, a Dragonero.





Insieme, Enoch e Vietti sono riusciti in poco più di un anno (attualmente in edicola il n.15, di Enoch e Olivares, che promette nuovi sviluppi per la saga) a costruire un universo intrigante ed omogeneo, e questo numero Speciale non è da meno. Intanto, dal punto di vista narrativo, sono molto interessanti gli accenni, i rimandi, gli occhiolini strizzati alla continuity della serie: se avranno la bontà di non ingarbugliare troppo il tutto, Enoch e Vietti sono riusciti a creare quel giusto equilibrio tra innovazione e classicità delle storie, oltre a non eccedere mai né nel tenersi troppo per sé i vari segreti che disseminano, né nello svelarli in maniera spudorata. 
Un doveroso cenno devo farlo a un'idea che il sottoscritto cova da tempo: il paragone la coppia Ian/Gmor e Nathan Never/Branko: come rapporti, amicizia, situazioni e scambi di battute entrambe queste coppie di personaggi sembrano giocare con i ruoli dell'eroe "tutto d'un pezzo" dal passato triste (Ian come Nathan) e il suo compagno d'avventure membro di una razza emarginata e bistrattata (Gmor e gli orchi come Branko e i mutati).  Ovviamente questa constatazione viene vista dal sottoscritto come fattore positivo legato al modo (probabilmente soprattutto da parte di Vietti, che si è occupato di entrambe le accoppiate di personaggi) di sviluppare situazioni simili portandole in scenari differenti (il modo in cui vengono portate avanti ovviamente differisce). Paragone azzardato? Staremo a vedere!  



Sul fronte dei disegni merita poi un plauso per la copertina il grande Mario Alberti, autore che, dopo Nathan Never, ha lavorato molto in Francia e negli States. La sua illustrazione attrae e invoglia all'acquisto, perentoriamente ti comunica che la storia è importante e va letta (insomma, a modesto parere del sottoscritto proprio ciò che ogni illustrazione di copertina dovrebbe fare). 
Non da meno sono i bravi Cristiano Cucina e Manolo Morrone, entrambi al loro debutto sulla serie. Se di Morrone avevamo sentito parlare soprattutto per una sua comparsata su un numero di John Doe, Cucina è stato tra gli autori di GARRETT. Ucciderò ancora Billy the Kid ma anche di alcune serie americane come Hellblazer. Entrambi si sono messi al servizio della storia disegnandone ognuno una linea temporale in maniera egregia, fornendo la giusta dose di azione e pathos, coadiuvati ai colori dal Gotem Studio capitanato da Paolo Francescutto.

 

Insomma, questo Speciale dimostra, se ce ne fosse bisogno, quanto di buono c'è in Dragonero e nelle produzioni Bonelli recenti in generale. Questa serie, che aspettavamo già dal 2012, si dimostra una promessa mantenuta che ci auguriamo non si infranga né ora né nel futuro remoto!


Giuseppe "Giuppo" Lamola







Speciale Dragonero #1: La prima missione 
NUMERO: 1
DATA: Agosto 2014
SERGIO BONELLI EDITORE

COPERTINA: Mario Alberti
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Luca Enoch e Stefano Vietti
DISEGNI E CHINE: Cristiano Cucina e Manolo Morrone

COLORI: Studio Gotem 
(Luca Malisan, Dimitri Fogolin e Paolo Francescutto)

Dylan Dog Color Fest #13

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Di Minotauri, Goblin, Gargoyles e prigionieri!

Ecco a voi il nuovo numero del semestrale a colori incentrato sull’Indagatore dell’Incubo. Sui pregi e i difetti dei Dylan Dog Color Fest ci eravamo già dilungati tempo fa, parlando del decimo volume dedicato ai Dylan di altri mondi possibili (albo in cui, tra le altre storie, apparve per la prima volta “Addio, Groucho” di Bilotta & Martinello).
Anche stavolta, il Color Fest si presenta come un albo pieno di storie colorate, attraenti e promettenti. Promettente già la grandiosa copertina di LRNZ, ben al di fuori dai canoni “comuni”. Attraenti poi gli autori coinvolti, anzi, alcuni considerati, a ragione, "di assoluto primo piano" (come evidenziato nell'introduzione). Ma questa promessa, questa attrazione, come spesso succede, può rivelarsi…fatale?

Vediamo un po’, storia per storia!

Una delle versioni realizzate da LRNZ durante la lavorazione alla cover dell'albo. Per dare un'occhiata ad ulteriori versioni, vi rimandiamo al sito dell'autore.


“IL SOGNO DEL MINOTAURO”

“La vita è un sogno… È il risveglio che uccide”. Il volume si apre con queste parole, e non possiamo che voler bene al buon Carlo Ambrosini, al suo talento da autore completo e alla sua inesauribile vena esistenzialista e filosofica, che lo porta sempre verso territori intriganti. Stavolta Ambrosini porta il nostro Dylan a confrontarsi con il mito del Minotauro, ennesimo gioco di specchi e di identità perdute e scambiate, dal quale sarà difficile uscire indenni. Purtroppo le poche pagine a disposizione penalizzano la storia che sicuramente avrebbe avuto bisogno di maggior spazio per raggiungere la giusta profondità. Inoltre, vignette dal disegno e dalla colorazione (cui ha partecipato Erika Bendazzoli) curatissimi si alternano a vignette meno riuscite, non favorendo il risultato finale.



“ATTENTI AL GOBLIN!”

Il ritorno di Claudio Chiaverotti sull’Old Boy sicuramente merita il suo risalto, soprattutto se riprende in mano “Goblin”, uno dei numeri più schietti e folli tra i primi Dylan Dog (n.45 della serie regolare). Inoltre, i disegni dei “giovani” (ma dotati di ottimo curriculum e di un tratto mozzafiato) Paolo Armitano e Davide Furnò (più Mirka Andolfo ai colori) non possono non conquistare. Eppure… Qualcosina manca anche qui, ad essere sinceri. Le scene truculente disseminate per la storia non sono sufficienti a destare l’attenzione e a convincere, in un episodio che globalmente scorre senza troppi scossoni. Poi, personalmente, quando le premesse e le motivazioni dei personaggi si trovano in un’altra storia, l'episodio che stai leggendo perde parte del suo fascino: il seguito di una storia dovrebbe essere interessante di per sé, non vivere soprattutto di luce riflessa. In ogni caso, il ritorno del cane Botolo nel finale ci regala quell’attimo di nostalgia e di gioia al tempo stesso che non guastano mai!


“GARGOYLE”

Paola Barbato scrive. Riccardo “DMZ” Burchielli disegna. Luca Bertelè colora. Noi, leggiamo. E questa storia del castello del duca Gideon, con tanto di statue e di maledizioni e di leggende, intrattiene ma non morde troppo. Interessante il personaggio femminile molto di carattere. Interessante lo scambio di giacca tra Dylan e Groucho. Interessante l’autoironia della Barbato che sul finale fa dire al buon Dylan “Va bene… È il momento dello spiegone!” (che fortunatamente dura una sola pagina, visto lo spazio esiguo). Ma…


“PRIGIONIERO”

L’ultima storia, quando ormai credi d’aver capito l’andazzo e non ti attendi ulteriori scossoni, ti sorprende abbastanza. L’idea di Fabrizio Accatino pare forse l’unica, tra i quattro soggetti presentati, che calza a pennello per una storia breve: ad orologeria, semplice ma d’impatto. Le tavole realizzate dall’ottimo Eugenio Sicomoro (con cui hanno collaborato Silvia Robustelli per i disegni ed Emiliano Tanzillo per i colori) sono inusuali, realistiche, davvero “diverse” (nel bene e nel male). L’importanza attribuita al colore rosso e al sovrannaturale in questa storia è innegabile, soprattutto nella chiusura (l’avrete capito, è l’episodio che audacemente ci ha convinto di più!).


Infine, è giusto fare un accenno al prossimo albo a colori di Dylan, che sarà il n.337 della serie regolare, in uscita a fine settembre: “Spazio profondo”, scritto da Roberto Recchioni e disegnato da Nicola Mari, ha il compito di rilanciare il personaggio! In bocca al lupo, gli Audaci trepidano e stavolta sperano davvero che l’attesa non sia fatale!


Giuseppe "Giuppo" Lamola






DYLAN DOG COLOR FEST n.13

• Data di pubblicazione: Agosto 2014
• Editore: Sergio Bonelli Editore
• Copertina: LRNZ

CREDITS

“IL SOGNO DEL MINOTAURO”

• Testi e disegni: Carlo Ambrosini
• Colori: Carlo Ambrosini e Erika Bendazzoli

“ATTENTI AL GOBLIN!”

• Testi: Claudio Chiaverotti
• Disegni: Paolo Armitano e Davide Furnò
• Colori: Mirka Andolfo

“GARGOYLE”

• Testi: Paola Barbato
• Disegni: Riccardo Burchielli
• Colori: Luca Bertelè

“PRIGIONIERO”

• Testi: Fabrizio Accatino
• Disegni: Eugenio Sicomoro (con la collaborazione di Silvia Robustelli)
• Colori: Emiliano Tanzillo

Il principe di Persia

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“Le storie” di Barbato e Mari



Dimenticate le atmosfere medievali del videogioco per Nintendo a cui avete giocato negli anni novanta, e anche tutta la serie di giochi e film a seguire: l’ultimo numero de Le Storie, Il principe di Persia, ci trasporta nella Londra dell’Ottocento, nell’epoca Vittoriana che già ha permesso la nascita di miti come Jack lo Squartatore, Jeckil & Hide e Dorian Gray (come anticipato dal puntuale Gianmaria Contro nell’introduzione all’albo). Dobbiamo quindi ringraziare la coppia d’autori formata da Paola Barbato e Nicola Mari per aver impedito alla serie di diventare "Le Storie...di guerra"(dato che i due numeri precedenti, come il prossimo in uscita a settembre, hanno come sfondo proprio lo scenario bellico).

Tornando al Principe di Persia, tale lignaggio principesco in realtà fa parte unicamente della fantasia del protagonista (ve lo diciamo sin d’ora, e non anticipiamo altro!), novello Gobbo di Notre Dame cui la vita ha regalato un aspetto deforme e un destino infelice. Impossibile non provare empatia per lui. Impossibile per il lettore come per l’ispettore capo Edmund Felder, da un po’ di tempo fuori dalla circolazione per via di un incidente, ma che tornerà ad indagare grazie a una segnalazione del “vice” Heatherwic. Così Felder, entrato in possesso insieme alla moglie del diario del povero Principe (che scopre chiamarsi Tommy), ne ripercorre la storia, interrogando chi l’ha conosciuto, in un’indagine oscura e pervasa di segreti.

La malattia, l'accettazione del diverso, l’empatia, la difficoltà nel comunicare i propri sentimenti, il rapporto con l’aspetto fisico, i sogni. Questi sono solo alcuni dei temi affrontati dalla Barbato nelle 110 tavole dell’albo. Temi ostici, difficili da trovare in un fumetto da edicola, velati da una tristezza che pare contrapporsi visibilmente con la leggerezza delle letture che molti fumettofili cercherebbero sotto l’ombrellone (un plauso alla Bonelli per il coraggio nel pubblicarlo a ridosso di Ferragosto!).



A rendere tangibili le idee della Barbato, un disegnatore da sempre amato dagli Audaci, che in ogni sua opera dimostra un talento che ha pochi eguali tra i suoi colleghi: Nicola Mari. Da Nathan Never a Dylan Dog, la personalità di Mari lo ha reso davvero un autore di punta: di recente la Bao ha ristampato in edizione pregiata e cartonata Il sorriso dell’oscura signora, albo n.161 di Dylan Dog scritto da Tiziano Sclavi su soggetto di Mauro Marcheselli (quasi completamente ridisegnato, per vari motivi, prima della pubblicazione nel 2000 e solo ora ristampato con i disegni originali mai visti). Allo stesso Mari sarà affidato l’arduo compito di disegnare il numero di Dylan Dog di settembre che darà il via al vero rilancio del personaggio. 
E Mari non si smentisce nemmeno in quest’albo de Le Storie. La sua ottima prova emerge sia nelle tavole ambientate nel presente di Felder, sia nelle tavole a mezzatinta che narrano il passato di Tommy. Le vignette prevalentemente chiare dell'inizio della storia si vanno man mano scurendo con l'addentrarsi nei meandri tetri della vicenda esistenziale di Tommy, fino ad arrivare ad un nero deciso e quasi soffocante, gotico e calzante. Applauso!

Giuseppe "Giuppo" Lamola


Studi preparatori di Nicola Mari




“Il principe di Persia”
SERIE: Le storie
NUMERO: 23
DATA: Agosto 2014
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Paola Barbato
DISEGNI E CHINE: Nicola Mari
COPERTINA: Aldo Di Gennaro


Dante Spada e il suo TEX in mostra

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A Laterza in occasione de "La Notte bianca... a colori"




Prendere un Artista del fumetto, aggiungere il personaggio di cui disegna le storie, versare nel contesto laertino e far cuocere a puntino. Questa è la ricetta che da tre anni ormai l'associazione Società & Progresso e le Officine Culturali Arthemisia preparano ogni estate per i propri seguaci. Ovviamente con l'ausilio "tecnico" di noi Audaci. Così nelle edizioni precedenti, Alessio Fortunato e il suo Dampyr, Giuseppe Palumbo e il suo Diabolik sono approdati nel piccolo comune di Laterza (Ta) portando i loro personaggi nello splendido scenario del Palazzo Marchesale, omaggiando prima gli appassionati, poi il territorio, con una cartolina turistica davvero fuori dal comune.

Ogni tavola è stata riprodotta in stampe in edizione limitata e numerata per poi essere autografate dagli artisti stessi all'interno di una mostra personale dedicata alla loro arte.
Questo è stato l'anno di Dante Spada, artista pugliese classe 1960, fumettista dal 1993 quando, nell’ambito della rassegna Expocomics di Bari, espone alcune illustrazioni e tavole a fumetti. In quell’occasione Alfredo Castelli (autore della serie a fumetti Martin Mystère) gli propone di far parte dello staff dei disegnatori per la Sergio Bonelli Editore. È l’inizio di una lunga collaborazione che continua ancora oggi, che lo porterà a disegnare numerose storie per la casa editrice milanese, tra cui le serie: Zona X, Storie da Altrove, Martin Mystère, Tex Willer.


In mostra, nelle sale del Palazzo Marchesale di Laterza, oltre a quelle tavole che gli aprirono la strada verso il fumetto bonelliano, uno spazio interamente dedicato alla leggenda del suo personalissimo Tex Willer. Spada infatti ha illustrato la storia sceneggiata da Mauro Boselli, sui numeri 563 e 564 della serie regolare di Tex (Spedizione in Messico e Rurales!). Ma la vera curiosità non è data dalle tavole originali dell'albo, seppur di grande levatura artistica e vere perle di grande valore, bensì dalla mole elevata di studi preparatori, sketch, bozzetti a matita, studi dei personaggi, delle ambientazioni, delle corporature, dei cavalli (importantissimi per chi sogna di disegnare un albo di Aquila della Notte) che le hanno anticipate. 


Nelle cornici nero inchiostro hanno trovato posto una lunga serie di tavole originali (niente stampe e fotocopie) di bozzetti che Spada mandò in redazione a Milano, all'attenzione di Boselli e lo stesso Sergio Bonelli. Studi a matita e alcuni inchiostri dalla freschezza unica, ma comunque estremamente puliti e precisi. Carta comune e povera si arricchisce di segni e studi entusiasmanti, appunti, collage e correzioni che aumentano il fascino di una lavorazione lenta e ponderata. Bellissime le tavole dedicate allo studio della figura di Tex: prima vari studi del volto, del cappello, del profilo, poi un bellissimo trittico a figura intera in cui il ranger è in azione e sembra ruotare con una morbidezza anatomica davvero notevole. 




E poi gli studi di Kit e Tiger che lo stesso Spada, dopo averli fatti valutari in redazione Bonelli rigorosamente in bianco e nero, ha voluto colorare ad ecoline per diletto, regalandoci uno spaccato di grande destrezza pittorica. Colori brillanti, così belli da sembrare "finti", adornano un paio di tavole nella mostra, speciali nello speciale. E poi la tavola commissionata: Tex a Laterza, tutti i passaggi su carta, dai bozzetti alla matita fino alla versione definitiva inchiostrata. La tavola rappresenta in poche immagini un percorso, il ranger che cavalca dal canyon che ricorda la gravina laertina, passando per la fontana cinquecentesca fino a giungere al Palazzo Marchesale, luogo simbolo dell'evento. L'Artista ha ammesso di essersi lasciato trasportare dall'entusiasmo trasmesso dai giovani che hanno curato l'evento, andando anche oltre quello che poteva essere un semplice compito, una commissione distaccata. 

bozzetti per l'idea della tavola
 Dal canto suo, l'organizzazione ha omaggiato l'artista e il suo personaggio allestendo la mostra con sobrietà ed eleganza, con un tocco di estro dato da una sella di cuoio marrone racchiusa in una teca, adornata dagli albi originali di Tex disegnati da Spada (allestimenti a cura delle O.C. Arthemisia). La mostra ha avuto inizio il 13 agosto, in concomitanza con l'evento principale chiamato "La Notte bianca... a colori", notte d'arte, creatività e bellezza, giunta alla terza edizione e lontana dal concetto commerciale delle classiche notti bianche. Proprio in quella occasione il ranger dalla camicia gialla ha preso vita ed ha raggiunto l'ingresso della mostra a cavallo, tra lo stupore di grandi e piccini (si ringrazia l'associazione Cavalieri terra della murgia).



La mostra è rimasta aperta fino al 20 agosto raggiungendo un elevato numero di visitatori, curiosi, appassionati del fumetto e malinconici della fanciullezza, periodo in cui molti di loro, ogni mese compravano Tex, magari dividendo la spesa con un amichetto, e sognavano di diventare uomini forti e sicuri come il nostro ranger; uomini duri ma comprensivi, che oltre ai cazzotti e le pistole hanno la loro forza nel simbolo di giustizia che rappresentano. 
Così, tra chiacchiere e ricordi, si chiude una bella parentesi di fumetto a Laterza. Gli Audaci promettono non sarà l'ultima, supportati sempre dalle realtà locali che nel fumetto hanno riconosciuto una forma d'Arte dal valore inestimabile.
Fosco








Tex a Laterza - Matita e Inchiostrazione





«Uccidete Caravaggio!»

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Lo Speciale a colori de Le Storie, di De Nardo e Casertano

L’estate della Bonelliè sempre più colorata, su questo non ci sono dubbi. Ma ad anticipare questa pioggia di colore di agosto ci ha pensato, a luglio, questo gioiellino che i vostri amici Audacihanno pensato bene di recensire. Uccidete Caravaggio!è il primo degli speciali a colori della collana Le Storieideata da Mauro Marcheselli e a cura di Gianmaria Contro.

Ai testi troviamo il bravo e prolifico Giuseppe De Nardo. Classe ‘58, lo sceneggiatore campano ha esordito nel mondo dei fumetti sulla fanzine Trumoon, per poi pubblicare storie sull’Intrepido e realizzare Billiteri e Billband. Dal 1995 inizia a collaborare con la Sergio Bonelli Editore: il suo esordio avviene proprio sulle pagine della testata di maggiore successo (Tex a parte, ovviamente!), Dylan Dog(La città perduta, numero 137, del febbraio 1998, con i disegni di DanieleBigliardo). La sua ultima fatica dylaniataè Brucia, strega… brucia!, numero 336 della serie regolare in uscita a fine agosto per i disegni di GabrieleOrnigotti. Ha all’attivo ben venticinque storie dedicate all’Indagatore dell’Incubo e può vantare anche la sceneggiatura de La lunga notte di Sheila, numero sette della serie Julia, su soggetto dell’inarrivabile maestro della scrittura GiancarloBerardi.

Ai disegni abbiamo la fortuna e il privilegio di trovare il maestro Giampiero Casertano. Milanese, classe ‘61 è nella squadra Bonelli dal lontano 1984, da quando realizza la sua prima storia di Martin Mystère, Tunguska!(n. 22 della serie regolare) sui testi dell’Alan Moore italiano, Alfredo Castelli. Per la serie ideata dal vulcanico Castelli, Casertano disegnerà altre storie: il suo tratto inconfondibile può essere apprezzato sui numeri 23, 24, 36, 37, 38, 50 e 51 della serie regolare, sugli splendidi Martin Mystère Extra 5 e 6 e sullo Speciale Martin Mystère 4. Tuttavia, quando in via Buonarroti viene varata una nuova serie, Dylan Dog, il nostro Giampiero passa stabilmente a disegnare le avventure dell’Indagatore dell’Incubo nato dalla mente del geniale Tiziano Sclavi. È con Attraverso lo specchio, lo splendido numero 10 del luglio 1987, che i lettori dell’inquilino di Craven Road iniziano ad amare il suo tocco.


La sua ultima fatica dylaniataèL’occhio di Balor, il numero 323, del luglio 2013, proprio per i testi di De Nardo. In mezzo, 28 albi della serie regolare, lo Speciale Dylan Dog n.5, la storia dell’Almanacco della Paura 2007, le storie dei Giganti 1, 2, 5, 16 e 22 e anche una storia sul primo Color Fest. Ma il suo impegno in Bonelli non si limita a queste due gloriose serie: il nostro è stato anche a lungo copertinista di NickRaider, il primo giallo Bonelli ideato dal grande Nizzi; ha collaborato anche alla splendida serie di Carlo Ambrosini, Napoleone (chi non ha letto Racconto d’autunno ha tutta la nostra invidia: che meraviglia vi attende!); inoltre è attivo sulla collana de Le Storie, di cui ha realizzato due albi regolari (il primo della serie per i testi di Paola Barbato, Il boia di Parigi, che i vostri amici Audaci hanno qui recensito, e il numero 7, La Pattuglia, per i testi di Fabrizio Accatino).

Detto l’essenziale sugli autori di questa storia, passiamo in breve a raccontarvi – senza spoilerare troppo – il contenuto dell’albo.

Michelangelo Merisi (1571-1610) è oggi riconosciuto come uno dei più grandi geni della pittura di tutti i tempi. Ma le cose non sono sempre andate così. Per alcuni secoli successivi alla morte del maestro, l’arte del Caravaggioè stata oggetto di derisione, denigrazione e, persino, oblio. Le cose non andavano certo meglio durante la vita dell’artista. Sempre minato dalla sua irrequietudine, il genio di origine milanese ha vissuto una breve vita costellata da drammi e instabilità di ogni tipo che hanno, ovviamente, influenzato il suo modo di pensare, intendere e realizzare la propria arte. Le straordinarie vicende della sua vita, nonostante qualche inesattezza, sono abbastanza note ai più: famosissima, tra le tante, quella narrata da Bellorirelativa all’omicidio, quando ancora era un ragazzo, di un giovane rivale. Questo sembrerebbe il reale motivo dell’allontanamento da Milano, per passare prima per Venezia e poi stabilirsi a Roma. Per chi voglia approfondire l’argomento, la bibliografia relativa al Caravaggio è, a oggi, sterminata: ci sentiamo di consigliarvi, tra i tanti testi, i due fondamentali contributi sull’argomento del prof. Calvesi, Caravaggio(Giunti, 1986) e Le realtà del Caravaggio (Einaudi, 1990).

Per l’occasione De Nardo  ha scelto di utilizzare una singolare – e, secondo noi, vincente – tecnica narrativa: il famoso pittore non è infatti il protagonista della storia che leggerete, ma l’oggetto di una quest. La fantasia dell’autore campano ha infatti partorito diverse figure di sicari assoldati dai più diversi mandanti: dall’immaginario Cardinale Villanova a un tenutario di bordelli che vuole vendetta per il fratello morto. Alle calcagna di Caravaggio troviamo sia il capitano Pablo Domingo Serrano e il suo fedele sodale Ramiro, uomini animati dal rispetto sia per l’uomo che per l’artista cui danno la caccia, e il malvagio Lagarde, tipico villain che ha conti in sospeso proprio con Serrano, pronto a tutto pur di portare a termine la missione e ricevere il compenso che gli è stato promesso. Tante le avventure, i viaggi, i duelli, i momenti drammatici e toccanti che troverete in questo speciale a colori di 128 pagine. Il ritmo della narrazione è sempre avvincente, complici i disegni a dir poco incantevoli e sempre funzionali di un Casertano in stato di grazia. Bene anche la colorazione a cura di Arianna"Orfani" Florean, che impreziosisce il tratto corposo del disegnatore milanese senza privarlo di profondità.

Insomma, un’altra uscita targata Le Storie che farà la felicità degli amanti dell’avventura con la “A” maiuscola!

Rolando Veloci




“Uccidete Caravaggio!” 
SERIE: Le Storie Speciale 
NUMERO: 1
DATA: luglio 2014
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO e SCENEGGIATURA: Giuseppe De Nardo
DISEGNI E CHINE: Giampiero Casertano
COLORI: Arianna Florean
COPERTINA: Aldo Di Gennaro

Il ritorno di BLUEBERRY

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Gazzetta dello Sportè lieta di presentare una nuova collana a fumetti dedicata agli appassionati del genere western: Blueberry
Conosciuta a livello mondiale, la serie degli anni 60’, sceneggiata da Jean-Michel Charlier e disegnata dal grande Jean Giraud in arte Moebius, è considerata  un capolavoro del fumetto del suo genere. L’ambientazione e le atmosfere sono quelle tipiche del genere western con cowboys, indiani, sparatorie, inseguimenti, saloon. A rendere unica la serie però, è la rappresentazione realistica del Far West che sfugge agli stereotipi classici del genere in favore di una narrazione complessa e avvincente che non perde il suo fascino nonostante gli anni trascorsi dalla stesura delle storie.


In edicola dal 26 agosto 2014, l’opera da collezione raccoglie per la prima volta  tutte le storie della serie Blueberry, oltre a contenere gli spin-off La giovinezza di Blueberry (del 1975) dedicata ad avventure giovanili del personaggio e Marshall Blueberry (del 1968). 
Curata in ogni dettaglio, dall’impaginazione, alla grafica fino ad arrivare alle traduzioni, realizzate ad hoc per questa edizione, le storie e le illustrazioni di Blueberry sono il risultato di un lavoro di altissima qualità, prodotto imperdibile per collezionisti e appassionati.
Ciascun volume (dimensioni 19,2 x 27cm) contiene 100 pagine a colori: due storie a fumetti e una sezione di contenuti editoriali di approfondimento, tratti dall’edizione francese di Hachette,  completamente inediti in Italia. 
Il primo volume verrà venduto al prezzo promozionale di 1€. Dalla seconda uscita invece, il prezzosarà di 3,99€



Blueberry
Protagonista dell’appassionante storia è il tenente Blueberry. Arruolato durante la guerra di secessione tra le fila dell'esercito nordista, si dimostra coraggioso e molto abile con le armi ma non è affatto un sodato modello, anzi ha tutti i crismi per essere definito un anti-eroe. Ben presto,infatti, si trova costretto a lasciare l’esercito, evadere di prigione e trovare rifugio in una tribù Navajo dove, coi favori del vecchio capo Cochise, assume la guida degli indiani con il nome di Tsi-Na-Pah.



Per concludere, al termine delle storie dedicate a Blueberry, la collana proseguirà con altre due perle francesi del fumetto western: Comanche e Los Gringos, entrambe proposte in versione integrale, nello stesso formato e con due storie per ciascun volume.

Comanche
Le vicende si svolgono in un Far West influenzato dai film di John Ford e l’eroe principale della story-line è Red Dust, cowboy dal passato misterioso che rimane coinvolto nelle macchinazioni riguardanti il ranch 666, gestito dalla giovane Comanche. Una serie di qualità ottima, con disegni di alto valore e storie coinvolgenti, che presentano i caratteri tipici del western senza cadere nello stereotipo.

Los Gringos 
Scritta dallo stesso autore di Blueberry, la storia è ambientata nel 1912 e vede protagonisti Pete e Chett, due gringos che conducono una vita decisamente poco monotona: Pete Flanaghan è infatti un bandido, un rapinatore di banche e di treni esperto di esplosivi; Chett è invece noto come “l’uomo volante”, un pilota d’aerei che col suo velivolo gira per i paesi facendo soldi grazie alle scommesse sulle sue esibizioni. 

Le loro strade si incontreranno per puro caso, dando vita ad una divertentissima ed emozionante avventura.

Scopri il piano dell'opera sullo store Gazzetta.
Viralbeat per Gazzetta dello Sport



Nathan Never #278

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Fare la cosa giusta
 







Se non credete alle coincidenze, fate male. Infatti è solo una coincidenza il dato che quasi tutti gli albi di Nathan Never che abbiamo recensito negli ultimi mesi siano stati sceneggiati dal buon Davide Rigamonti (ad esempio il n.273 o il primo numero de Le Grandi Storie), non ce ne vogliano i restanti membri del rinnovato staff di scrittori della serie (da Mirko Perniola alla vecchia conoscenza Alberto Ostini, da Sergio Masperi a Giovanni Eccher, per citarne alcuni). Visto che ci troviamo, appunto, ne recensiamo un altro scritto da Rigamonti, cercando di mantenere le nostre abitudini e di fare comunque sempre “la cosa giusta” (non a caso, titolo dell’albo).


La storia del Nathan Never di luglio si apre con una riflessione riguardo gli ospedali come luoghi in cui la vita inizia e finisce, alcune persone ricevono notizie positive, altre notizie decisamente meno allegre. Subito dopo, ecco un omicidio truculento! 
In sole nove tavole, Rigamonti ci mostra nuovamente quelle che sono le caratteristiche di molte delle sue storie: l’orrore e le atmosfere cupe ma anche la profondità, la ricerca di un senso, l'introspezione. A differenza dei soliti pensieri attribuiti al nostro Nathan, stavolta le riflessioni contenute nelle didascalie (alcune molto malinconiche e ben orchestrate!) appartengono all'ex detective privatoPatrick Loneson (vero e proprio co-protagonista dell’albo), che deve fare i conti con un evento passato che lo tormenta. Questo evento, non staremo qui a soffermarci sul come o sul quando, ma si ricollega con una serie di delitti perpetrati da un nuovo serial killer che sembra uccidere prevalentemente uomini che hanno maltrattato le loro mogli o compagne.


Se sin qui la storia sembrerebbe del tutto classificabile all’interno di un genere noir (per il detective maledetto e per il passato ombroso) o horror (per i truculenti delitti), a riportarla sui binari della fantascienza distopica ci pensa la pregevole trovata di inserire un elemento straniante e bizzarro nella storia: quando durante le indagini Nathan va a visitare "Voice is life", ovvero quel centralino cui si rivolgono le donne che subiscono maltrattamenti, scopre che le voci attente e sincere e così pronte all’ascolto del centralino in realtà appartengono a…robot!
Lo sgomento di Nathan è anche il nostro, nel vedere come in un futuro in cui la tecnologia dovrebbe aiutare l’uomo si è deciso di sostituirlo in una attività tanto umana e delicata come quella di stare vicino a delle vittime di violenza domestica. A questo fa da contrappunto l’antitetica ricerca di Nathan di qualcuno con cui parlare (alla fine dell’albo), che si risolve nel trovare un amico in Mac, il robot che appariva così spesso nei primi albi della serie e che è ritornato protagonista nel numero di maggio di Universo Alfa (il n.14, intitolato “Il mondo dei robot”). 

Questo tema, insomma, basterebbe a decretare la bontà dell’albo, ulteriormente impreziosito dalle tavole di Max Bertolini, già copertinista di Universo Alfa e assente da tempo dalla serie regolare (che già aveva lavorato con Rigamonti sul n.30 di Agenzia Alfa, “Quando la ragione tace”). Bertolini ci offre una prova in cui tavole molto dettagliate si alternano a tavole in cui emerge prepotentemente la manichea contrapposizione dei bianchi e dei neri, favorendo la narrazione e rendendola particolarmente profonda.

Chiudiamo promettendovi che la prossima volta che leggerete un post su Nathan Never sul nostro blog, sarà di una storia NON scritta da Davide Rigamonti (manterremo davvero la promessa??).


Giuseppe "Giuppo" Lamola


“La cosa giusta”
SERIE: Nathan Never
NUMERO: 278
DATA: Luglio 2014
SERGIO BONELLI EDITORE

SOGGETTO e SCENEGGIATURA: Davide Rigamonti
DISEGNI e CHINE: Max Bertolini
COPERTINA: Sergio Giardo (colori di Gianmauro Cozzi)

I Guardiani della Galassia #11 e 12

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Le più recenti avventure dei Guardiani, tra Angela e il processo a Jean Grey (prima del debutto sul grande schermo)


Il 22 ottobre sarà da noi nei cinema “Guardiani della galassia” (film diretto da James Gunn e con Chris Pratt, Zoe Saldana, Dave Bautista, Bradley Cooper e Vin Diesel) che negli States sta già riscuotendo il suo gran successo (e il seguito è ovviamente dietro l’angolo!). Sul fronte fumettistico, dopo anni di limbo editoriale, poco più di un anno fa il buon Brian M. Bendis ha deciso di rilanciare i personaggi con una serie molto fantascientifica e piena zeppa di dialoghi Bendis-style, anche al fine di preparare bene il pubblico dei comics all’evento cineMarvel dell'anno.


La formazione fumettistica dei Guardiani della Galassia è composta, oltre a un saltuario Iron Man (in versione spaziale e con armatura apposita) che ogni tanto fa capolino, dai seguenti membri: Star-Lord (alias Peter Quill, alias il leader del gruppo), Gamora (la “donna più pericolosa dell’universo”), Drax il Distruttore, Rocket Raccoon (l'amato procione umanoide), Groot e, dulcis in fundo, Angela. Quest’ultima è un recente acquisto, sia della Marvel che della serie dedicata ai Guardiani. Tale spietata cacciatrice di mostri era stata creata negli anni ’90 (i difficili anni ’90) da un certo Neil Gaiman per la serie Spawn (opera del buon Todd McFarlane, illustre esponente della Image). La Marvel ha, un paio d’anni fa, ottenuto di poter utilizzare il personaggio nelle proprie serie, con il benestare dello stesso Gaiman; per questo, Angela era comparsa in AGE OF ULTRON #6 (anch’esso sceneggiato, guarda caso, dal furbo Bendis), in seguito a un famigerato squarcio nello spazio-tempo che vari problemi sta creando ai nostri eroi. L’Angela dei Guardiani della Galassia viene da un’altra dimensione chiamata, guarda un po’, Heaven (da dove altro può venire un’Angela?). E picchia forte!


Nella prima storia dell’undicesimo numero, Angela fa coppia con Lady Gamora per una “giterella tranquilla” sul pianeta Moord a caccia di schiavisti da malmenare (Star-Lord le apostrofa dicendo “vedo che voi signore vi siete concesse una SPA alla vostra maniera”). In realtà, è tutta una scusa per: infarcire la storia di mille dialoghi del solito insuperabile Bendis; far disegnare mille espressioni facciali all’ottimo artista ospite Kevin “Justice League” Maguire; inserire momenti divertenti; infittire alcuni misteri, come quello sulle origini di Angela.


Il numero successivo invece rientra nell'All-New Marvel NOW! Tale iniziativa (così come la precedente Marvel NOW!) è stata ideata dalla Casa delle Idee per fornire punti d'inizio ideali per nuovi lettori, inizi di saghe importanti o di serie nuove di zecca. In questo caso, prende il via "Il processo a Jean Grey", saga in cui le vicende dei Guardiani della Galassia si intrecceranno con quelle dei Nuovissimi X-Men (le cui storie sono scritte dallo stesso onnipresente Bendis, come sapete se seguite il nostro blog). In realtà, anche se l'episodio dei Guardiani è la "seconda parte" della saga, essa avviene in contemporanea con la "prima parte" (presentata questo mese su I Nuovissimi X-Men #15), ricongiungendo tematiche e tempistiche con il finale identico dei due episodi, presentato però dai due punti di vista opposti (in pratica quindi si arriva allo stesso punto, facendo due percorsi differenti).


Bendis apre questo episodio (magistralmente disegnato da una inarrivabile Sara Pichelli!) in un bar situato in "uno scalo vicino alla fine dell'universo". Tra un ricordo di Star Wars e un po' di tradimenti ed intrighi, si arriva a scoprire che l'impero Shi'ar vuole incriminare e incastrare la giovane Jean Grey degli X-Men per dei crimini...che non ha ancora commesso (e forse non commetterà mai)!
Un altro buon episodio per dialoghi, clima, andamento della trama e realizzazione grafica (con tanto di citazione del mitico John Byrne da parte della Pichelli). Nei prossimi numeri, starà a Bendis il compito di intrecciare per bene le trame (qui e su X-Men) e continuare a rendere il tutto plausibile e interessante. Staremo a vedere (così come vedremo il film sperando sia piacevole come parrebbe!).


Nella testata Panini a loro dedicata, i Guardiani della Galassia condividono le pagine con Nova, il quindicenne dell’Arizona che si ritrova ad essere un eroe cosmico. Le atmosfere spaziali della serie ben si conciliano con quelle dei Guardiani, nonostante Nova paia destinato a un pubblico un tantinello più giovane. 
Dopo i brevi cicli di Jeph Loeb e di Zeb Wells (durati in totale una decina di numeri), la serie è ora scritta da Gerry "Deadpool" Duggan che, come conferma Max Brighel riportandone alcune dichiarazioni nelle note finali, pare intenzionato a rimanere su Nova più a lungo dei suoi predecessori (non che ci voglia molto, basta scrivere 4-5 numeri di fila :-). In ogni caso Duggan, insieme al buon Paco Medina alle matite, non sembra aver iniziato male, inframmezzando i problemi familiari, economici e scolastici del protagonista Sam Alexander a incontri nello spazio e con supereroi come lo pseudo-Thor dalla testa equina (ovvero il famigerato Beta Ray Bill!).

Una nota va aggiunta riguardo la foliazione: nei numeri dal 10 al 13 (il 13 è di prossima uscita, il 18 settembre) ben 3 albi su 4 presentano 64 pagine al posto delle canoniche 48, senza alcuna variazione di prezzo (insomma, avere 16 pagine regalate può far piacere a volte!).

Dunque, tra storie nuove, crossover, spin-off e ristampe in arrivo, credo che non ci libereremo tanto facilmente di questi Vendicatori cosmici!

Giuseppe "Giuppo" Lamola




I GUARDIANI DELLA GALASSIA n.11 

• Data di pubblicazione: Agosto 2014 
• Editore: Panini Comics 
• Traduzione: Giuseppe Guidi

CREDITS

“ANGELA - Conclusione” (da “Guardians of the Galaxy” n.10 – febb. 2014)
• Testi: Brian Michael Bendis 
• Disegni: Kevin Maguire 
• Colori: Justin Ponsor
 
“TEMPO DI AVVENTURE - Parte 2” (da “Nova” n.11 – febb. 2014)
• Testi: Gerry Duggan
• Disegni: Paco Medina
• Colori: Juan Vlasco





I GUARDIANI DELLA GALASSIA n.12 

• Data di pubblicazione: Settembre 2014 
• Editore: Panini Comics
• Traduzione: Giuseppe Guidi

CREDITS
 
“IL PROCESSO A JEAN GREY - Parte 2”(da “Guardians of the Galaxy” n.11 – mar. 2014) 
• Testi: Brian Michael Bendis 
• Disegni: Sara Pichelli
• Colori: Justin Ponsor

 
“TEMPO DI AVVENTURE - Parte 3 e 4”(da “Nova” n.12 e 13 – mar. e apr. 2014)
• Testi: Gerry Duggan
• Disegni: Paco Medina
• Colori: Juan Vlasco


Citazioni Audaci - sesta puntata

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L'estate volge irrimediabilmente al termine e non potevamo non consolarvi con una nuova illuminante puntata della nostra rubrica citazionistica che non smette di stupire. Frasi di gente fumettisticamente cattivissima si mischiano a dialoghi ad effetto di eroi e di detective/avventurieri intramontabili, per delle Citazioni Audaci ancora e sempre di tutto rispetto.


[Al solito, se temete gli spoiler o la logorrea, smettete subitaneamente di leggere!]




«E io dovrei sentirmi inferiore a tutte quelle nullità soltanto perché ho la coda?»

Simon, il Re dei Topi, constata le differenze con gli altri spasimanti (umani) della sua bella
in Lukas #5. Maschere di Medda, Borgioli.








«Non sopporto le persone che hanno un briciolo di potere e lo usano solo per creare problemi al prossimo!»

Martin Mystère contro le ingiustizie e le lungaggini burocratiche
in Martin Mystère #334. I predatori della foresta sacra di Morales, Alessandrini.






Ringo «Vuol dire che ce ne restiamo fermi a fare da bersaglio?»
Juno «Proprio così...Hai un'idea migliore?» 
Ringo «Le idee non sono la mia specialità... Ma so sparare bene.»

Juno e Ringo provano a opporre restistenza al destino avverso
in Orfani #11. Tutti giù per terra di Recchioni, Dell'Edera, Cavenago, Niro, Pastorello.





Capitan America «Vi sono grato per tutto quanto.»
Super-Skrull «Ringraziaci quando ce lo saremo guadagnato, umano. A che serviranno i nostri sforzi se falliremo? Le buone intenzioni asciugano il sangue e seppelliscono i caduti? E, se sconfitti, chi ricorderà i conquistati? Io no... Quindi ringraziaci quando ci ergeremo sui corpi martoriati dei nostri nemici. Ringraziaci quando avremo vinto.»

i ringraziamenti mal accettati di Capitan America al suo momentaneo alleato (ed ex nemico) Super-Skrull prima che la battaglia finale abbia luogo
in Avengers #23 (in Italia Avengers #13 Marvel NOW!)di Hickman, Yu.







«Dampyr… adesso senti anche tu la paura?»

donna Olimpia Maidalchini ritiene d'essere la prima a dirlo,
in Dampyr #172. La papessa di Roma di Bilotta, Del Campo.


ORFANI #11

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Tutti morimmo a stento



Rock’n’Roll, l’ultimo numero della prima stagione di Orfani, sta per arrivare in edicola, con l’epilogo di una storia che, detto sinceramente, vorremmo non arrivasse mai a finire. Ma, purtroppo, tutto finisce e se proprio deve finire è giusto farlo con stile: Recchioni in questo è un maestro. Tutti giù per terra, il numero 11 che andiamo a recensire, è il perfetto penultimo numero di una serie che ci ha regalato emozioni su emozioni e colpi di scena su colpi di scena. Alla fine sono rimasti in due. Chi sfiderà chi non sta a noi rivelarvelo (o spoilerarvelo nelle prime righe!).
  Cari fratelli dell’altra sponda…
…cantammo in coro già sulla terra…
…amammo tutti l’identica donna…
…partimmo in mille per la stessa guerra…
…questo ricordo non vi consoli…
…quando si muore si muore si muore soli.

È questo il motivo dominante di questa serie, non ci sono più dubbi. E per ribadirlo una volta di più, Recchioni è andato a scomodare nientemeno che il primo Fabrizio De André de Il testamento (prima singolo del 1963 e poi inclusa nell’album Volume III del 1969) il quale, è giusto ricordarlo ai non musicofili, si rifaceva ai suoi maestri, i grandissimi Georges Brassens e Jacques Brel.

Dicevamo poco sopra che siamo arrivati al penultimo numero. La storia che abbiamo tra le mani è come sempre bipartita, divisa tra passato e presente. Per una volta, forse complici gli splendidi disegni di Werther Dell’Edera, la prima parte ha lo stesso altissimo livello emozionale della seconda, solitamente più coinvolgente ed emotivamente toccante. Juno, l’Angelo degli Orfani, è l’indiscussa protagonista di questo numero, che si può interpretare come un unico lungo e travagliato viaggio nella storia della ragazza (a partire dalla perdita del fratello Hector– il quale fa capolino costituendo la nemesi interiore di Juno – avvenuta nel primissimo numero, fino al momento in cui la giovane decide di “tornare” sulla Terra).


Ma non c’è solo la poesia di De André: in questo albo troviamo un garbato riferimento al capolavoro di Cervantes, Don Chisciotte della Mancia (1605), universalmente riconosciuto come uno dei primissimi e più importanti romanzi moderni. Ma come è stato possibile tutto questo?! Perché proprio il Don Chisciotte?! Evidentemente perché la guerra contro i mulini a vento che combatte il buon cavaliere protagonista del romanzo seicentesco ha molti punti in comune con quella, altrettanto illusoria e dolorosa, combattuta dai nostri Orfani contro alieni inesistenti. Il viaggio interiore che Juno compie all’interno della Cellula di Contenimento di Schrödingerè reso in modo impeccabile dal tratto nervoso e ansiogeno di un Dell’Edera straordinario, alla sua terza prova (dopo aver realizzato il n.6 …E rinascerai con dolore e il n. 9 Freddo come lo spazio), il quale riesce a trasmettere al lettore, complice anche la goticheggiante colorazione di Giovanna Niro, la giusta dose di distorsione data dall’irrealtà del momento. Quello che aspetta Juno in quella cellula non è niente di piacevole, ma è niente in confronto a quello che dovrà affrontare da adulta nel suo ultimo viaggio.


Se è possibile toccare la perfezione, possiamo dire senza ombra di dubbio che Gigi Cavenago l’ha pienamente raggiunta in questo suo lavoro (il suo quarto sulla serie dopo il n. 3 Primo sangue, il n. 4 Spiriti nell’ombra e il n. 9 Freddo come lo spazio). Per chi scrive, la parte grafica di questa seconda metà dell’albo, che descrive i disperati tentativi di Juno e Ringo di raggiungere il loro obiettivo, è quanto di più riuscito da anni a questa parte. Preziosissimi i primi piani di Juno che lacrima sangue (p. 85), da annali del fumetto la sequenza muta alla Mater Morbi (pp. 79-83) dove ciò che ascoltiamo è solo il grido di dolore dell’anima di Juno che, incapace di redimersi, va a raggiungere gli altri dannati per il tormento eterno. Fondamentale l’apporto dei colori della bravissima Alessia Pastorello e dello stesso Cavenago: i due artisti donano alle matite e alle chine una profondità e un’acidità mai apprezzate prima! Alla fine sarà uno scontro tra Pistolero e Boyscout, due amici così simili per la loro storia ma così diversi per il modo di vedere il mondo e di affrontare la realtà!

Poi una chicca per i super nerdoni (e non solo loro ne godranno!): la primissima doppia splash page (alle pp. 74-75) della storia della Sergio Bonelli Editore! Bellissima!



E infine non dimentichiamo che, a ottobre, inizia la seconda stagione di Orfani, ambientata vent’anni dopo gli eventi della prima! Non ci resta che attendere.

RolandoVeloci

Cover "spolier-free" di un albo della seconda stagione!




ORFANI: Tutti giù per terra
NUMERO: 11
DATA: Agosto 2014 
SERGIO BONELLI EDITORE 

COPERTINA: Massimo Carnevale
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni 
DISEGNI E CHINE: Werther Dell'Edera e
Gigi Cavenago
COLORI: Giovanna Niro, Alessia Pastorello e Gigi Cavenago

Intervista a Gianfranco Manfredi

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Adam Wild, l'Africa e la Storia

Tra le novità più importanti e promettenti di questo autunno fumettistico a venire sicuramente è da annoverare l'esordio di Adam Wild, serie ideata e sceneggiata da Gianfranco Manfredi e disegnata, oltre che dal copertinista Darko Perovic e dal disegnatore del primo numero Alessandro Nespolino, da vari artisti al loro debutto sul fumetto Bonelli. Per raccontarci di questa nuova serie "made in Bonelli" abbiamo raggiunto il gentilissimo Manfredi, che ci narra le motivazioni di alcune scelte, ci dà varie anticipazioni interessanti e ci fornisce il suo parere sul mondo del fumetto (e non solo). 
Buona lettura!

Caro Gianfranco, ci ritroviamo a intervistarti dopo la nostra ultima chiacchierata su Shangai Devil. Ora un tuo nuovo personaggio, dopo Magico Vento, Volto Nascosto e, appunto, Shangai Devil, è arrivato: il 4 ottobre uscirà il primo numero di Adam Wild. Che cosa ci dobbiamo aspettare?

VN e SD esaminavano degli eventi storici circoscritti, invece MV passava per degli eventi storici, ma li attraversava volentieri con la fantasia. Si raccontava la Storia Americana, ma si trattava di un western. AW ricorda in questo MV, nel senso che si racconta la Storia Africana, ma si tratta di un fumetto d’Avventura, l’Avventura classica in luoghi sconosciuti, violenti, misteriosi, ma anche pieni di fascino. L’immaginazione è un territorio dove si incontra l’orrido e il meraviglioso, cioè dove si incontrano i CONTRASTI.


Conosciamo il forte legame che ti lega all’Africa. Da che cosa nasce il desiderio di ambientare la tua nuova serie proprio nel continente africano?

Certo, c’è qualcosa di personale, anche se in Africa ci sono stato soltanto un paio di volte, però mio padre ci aveva vissuto, in campo di prigionia, per almeno sei anni, e qualche anno fa, mia figlia ha girato un documentario in Sudafrica. Al di là di questo, gli scenari africani sono talmente vari che non si può certo dire ci siano ormai familiari. Per noi, per tutti noi, sono ancora largamente sconosciuti. Visivamente, questa è una grande opportunità creativa. Non si rischia di aprire l’albo e pensare: ah, ecco, il solito scenario, quello che già conosco perché ci vivo. L’Avventura è andare in posti che NON si conoscono.


Da insegnante di lettere, apprezzo molto il fatto che tu ricostruisca con precisione e correttezza gli scenari e gli eventi storici sullo sfondo delle vicende dei tuoi protagonisti: ritieni anche tu che sia un modo valido per far conoscere, magari ai più giovani, “una parte della storia” – quella del colonialismo – che, solitamente, risulta poco appetibile?
 
Non mi pongo uno scopo didascalico. Io racconto storie di personaggi inventati, ma siccome non sono dei personaggi fantasy o di fantascienza perché vivono invece in un contesto storicamente preciso, perché siano credibili ho bisogno di sapere: cosa mangiano, com’è (com’era) la loro vita quotidiana, quali erano i loro sogni. Questo è il motivo per cui nelle mie ricerche di documentazione faccio molto ricorso a biografie, autobiografie, diari e lettere. In questi materiali si vede la Storia dal punto di vista di chi l’ha vissuta. Il colonialismo, poi, BISOGNA raccontarlo, perché le origini del nostro mondo globale e delle sue contraddizioni, stanno lì. Se non conosciamo quella pagina storica facciamo fatica a capire i nostri problemi di oggi. Se a scuola si cominciasse a spiegare la Storia A PARTIRE dal colonialismo questo appassionerebbe gli studenti molto di più che non partire dalla Storia Antica, perché la Storia Antica è molto più difficile da capire e dunque andrebbe spiegata DOPO. Dopo che gli studenti hanno capito perché sia tanto importante studiare la Storia. Se non facciamo così, si rafforzeranno nell’idea INSENSATA che la Storia cominci da loro e che tutto quello che è accaduto prima, non serva saperlo.


Quali sono i tuoi modelli letterari? A quali autori ti sei ispirato per le atmosfere, le ambientazioni, i personaggi?

Ho naturalmente riletto Tarzan. Mi ha colpito molto. I racconti di Tarzan, ad esempio, non li avevo mai letti prima. Lettura affascinante, ma non per copiare, anzi mi è stata utile per scrivere storie totalmente diverse che non c’entrano proprio nulla. Ho anche letto parecchi romanzi di Wilbur Smith perché sono pieni di suggestioni, ma poi non ho né citato, né raccontato storie che ha già raccontato lui, per il semplice motivo che le aveva già raccontate lui e andava già bene così. L’ispirazione per me, spesso funziona al negativo. Leggo quanto posso leggere su un certo argomento, in modo da poter trovare una strada personale. Credo che il tempo del citazionismo e degli omaggi, che è stato molto importante negli anni '80 e '90, oggi sia finito o meglio che non abbia più lo stesso slancio delle origini. Circola molta stanchezza dopo aver continuato per due decenni e passa a sentir raccontare storie piene di citazioni-di citazioni-di citazioni. Almeno si cerchi di non fare citazioni troppo risapute… e si cerchi di non esibirle per fare bella figura. E’ la storia che conta, il narratore deve SPARIRE dentro la storia. Non solo il narratore attuale, anche i narratori precedenti. Una cosa nuova, non è mai interamente nuova, ma almeno che si sforzi di apparire nuova, altrimenti sarà sempre più bello l’originale che è diventato un classico mica per caso!



Che tipo sarà il protagonista, Adam Wild? Quali saranno le sue caratteristiche principali? Ci saranno altri personaggi secondari che ruoteranno intorno a lui in modo stabile, sia buoni che cattivi?

Dopo aver raccontato molti personaggi problematici, anche al limite della schizofrenia, sentivo il bisogno di raccontare un eroe positivo , non depresso, non squassato da traumi e turbe, uno che si butta e risolve. Non sempre può farlo con il sorriso sulla labbra perché se ci si trova invischiati in una guerra c’è poco da ridere. Però, nella sua carica vitale, Adam è un estroverso. Non tiene quasi nulla dentro di sé. Così come si sente, si esprime. Se crede di dover fare una cosa la fa e dopo non ci pensa più. I suoi amici non sono uguali a lui e non gli danno sempre ragione perché i nostri veri amici sono diversi da noi, non sono nostri cloni e nemmeno nostri fans. L’amicizia è un’altra cosa. Di sicuro non è servilismo, né stare con quelli identici a te come carattere. I nemici, in questa serie, sono invece una galleria di personaggi patologici … ma non si tratta della patologia dei serial killer, non si tratta della follia omicida… si tratta di persone che normalmente non si fanno scrupolo alcuno nel servirsi degli altri, nell’abusare degli altri, nel fare violenza agli altri per propri fini o semplicemente perché si divertono e si eccitano nell’essere spietati e crudeli.


Quanto sarà importante la continuity in questa serie? Quanto, cioè, ogni numero sarà legato al precedente e al successivo?

La continuityè puramente consecutiva nel senso che essendoci delle date, riferite ad alcune circostanze storiche, un qualche ordine dovevo mantenerlo, però attraverso un flash back si possono anche raccontare eventi di anni prima, dunque consecutivo non vuole necessariamente dire in ordine cronologico. Dal punto di vista della lettura quasi tutti gli episodi tranne tre o quattro sono autoconclusivi.

È corretto chiamarla serie regolare, o si deve parlare di più stagioni? Sappiamo che sei già molto avanti nella scrittura…

Ho già scritto 24 episodi, già in lavorazione. Adesso farò una pausa per sentire il parere dei lettori e vedere che tipo di interesse susciterà la serie. Oggi si produce per blocchi.

Cominciare con un blocco biennale è già tanto, nelle attuali condizioni. Per la Casa Editrice è un investimento impegnativo. Dunque, anche se ho pensato la serie senza fine, dipenderà dai lettori. Anche per le serie TV è così. Nessuno mette in pista una nuova stagione se il pubblico cala. Ci sono state serie bellissime come Carnivale che si sono interrotte dopo due stagioni, perché non avevano abbastanza pubblico rispetto all’impegno produttivo e all’investimento. Io sono tra quelli che hanno portato il lutto, ma… è il mercato, bellezza! Quando si parla di mercato, molti pensano che sia governato da chissà quale Spectre che in gran segreto decide al posto nostro. Invece il mercato siamo anche noi. Certi dischi negli anni '70 si sono potuti produrre perché al pubblico piacevano e tutti li chiedevano non perché i discografici avevano deciso di produrli a tavolino.
È stato il pubblico a sostenerli e a imporli.


L’ultima volta che ci siamo incontrati, a Lucca, ci hai rivelato che la squadra dei disegnatori che hai selezionato è caratterizzata dalla forte presenza di artisti dell’est Europa. Come ti sei trovato a lavorare con loro? Sappiamo che le copertine saranno opera di Darko Perovic: hai qualche altro nome che ti ha impressionato in modo particolare?

Be’ adesso la serie è in uscita ed è diventato imbarazzante per me parlar meglio di uno piuttosto che di un altro. Giustamente qualche disegnatore potrebbe risentirsi e comunque sarebbe sbagliato sovrapporre il mio giudizio a quello del pubblico che deve essere lasciato completamente libero. Posso però dire che i disegnatori serbi hanno un merito: non hanno un mainstream nazionale di riferimento e dunque i loro stili sono estremamente vari. Ma in tutti ho trovato una notevole forza espressiva. Non sono tipi da “bravo, hai giocato una discreta partita”.
È gente che sputa sangue, per usare un linguaggio texiano, non gliene importa niente di gestire il tran tran, si buttano e osano.


In quali altri progetti sei coinvolto al momento? Sappiamo che hai appena finito la stesura del tuo nuovo romanzo: ce ne vuoi parlare?

Non so neanche quando uscirà, dunque è più che prematuro parlarne, ma sento che è il romanzo più personale che io abbia mai scritto, perché non ha genere, è un romanzo e basta, senza aggettivi, e anche perché racconta la storia di un musicista e compositore di canzoni, non della mia epoca, degli anni 20, però essendo io cresciuto nel mondo della musica e dello spettacolo, qui ho potuto raccontare esperienze davvero vissute, non puramente immaginate. Più vicina l’uscita di Coney Island, una mini serie a fumetti in tre episodi che ho scritto prima di Adam Wild, ma che ha richiesto tempi lunghi di realizzazione. Racconta la storia del parco dei divertimenti negli anni 20 e unisce il classico racconto gangsteristico a elementi paranormali perché il protagonista è un sensitivo che fa il mago da palcoscenico. Anche in questa serie, disegnata da Barbati e Ramella, c’è molto spettacolo. Uscirà l’anno prossimo. Ormai la lavorazione è quasi al termine.  


Come vedi il mercato del fumetto e del libro in generale? In quali condizioni versa, secondo te?

Lo sappiamo tutti che bene non va. In genere per letteratura e fumetti i momenti di crisi economica sono stati anti ciclici, basti pensare che negli anni '90, DYD ha fatto record di vendite impensabili e stavamo in PIENA crisi. L’attuale crisi invece si riverbera su tutto. Se si mangia meno e peggio, per motivi economici, è evidente che si legge anche meno e peggio. Però che bisogna fare? Io scrivo da sempre e non potrei fare altro. Dunque continuo “against all odds” come cantava Phil Collins in una bellissima canzone. E non ho mai perso la speranza che la lettura possa essere anche di consolazione, in periodi di magra. Per me la lettura è SEMPRE stata di consolazione e di stimolo, persino nei periodi di vacche grasse, figuriamoci negli altri. Dunque non solo continuo a scrivere, ma continuo a leggere. Anzi cerco di leggere PIU’ di prima.


Grazie per la disponibilità e per le parole preziose, Gianfranco, e a presto! 
Gli Audaci seguiranno le avventure di Adam Wild ogni mese e magari ci risentiremo dopo l’uscita dei primi numeri!

RolandoVeloci

[copyright immagini: Sergio Bonelli Editore]

LUKAS #5 e 6

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Tra maschere e ricordi

Con il numero sette in uscita a settembre, Lupi, la prima "stagione" della nuova miniserie ideata dal genio creativo di Michele Medda arriva a superare la metà del suo percorso editoriale fissato in dodici uscite. Per chi sta seguendo la storia del ridestato Lukas Reborn, mese dopo mese, è un piacevolissimo scorrere di emozioni e scoperte che confermano quanto di buono detto sull’autore sardo: Medda è davvero un maestro assoluto della scrittura (lo dicevamo nell’ultima recensione, e lo confermiamo). L’accoppiata estiva, quella formata dagli albi cinque e sei, Maschere e Flashback, è stata una di quelle memorabili e, soprattutto gli eventi del sesto albo, hanno dato un’accelerata importantissima alla narrazione!

[Attenzione: quanto segue non è spoiler-free!]

La povera Jessica ostaggio del mostruoso Simon
Nell’albo numero cinque, Maschere, il talento di Andrea Borgioli torna a emozionarci sulle pagine di un albo Bonelli dopo lo splendido esordio di Doppio misfatto, Jan Dix n. 9, per i testi di Carlo Ambrosini del settembre 2009 e le due storie di Cassidy di Pasquale Ruju, il n. 5, Cielo di piombo, del settembre 2010 e il n. 14, Sulla linea di tiro, del giugno dell’anno successivo. Il suo tratto, spigoloso e goticheggiante, ricorda quello del maestro Nicola Mari e riesce a rendere alla perfezione gli incubi che Michele Medda ha concepito per il suo personaggio. Incubi che, per l’occasione, prevedono la presenza di un mostruoso topo gigante, Simon, che si autoproclama Re dei topi

Il Re dei Topi cerca la sua preda: Lukas!
Questa agghiacciante creatura, in perfetto stile Diabolik, è in grado di mascherarsi (ecco le “maschere” del titolo!) alla perfezione in un imberbe e affascinante adolescente, il quale seduce col suo charme Jessica, primogenita di Bianca, la bella e fragile donna che abbiamo imparato a conoscere fin dal primo numero, salvata da Lukas nell’episodio precedente dalle grinfie del suo ex fidanzato (anch’egli un ridestato). Mentre Jessica è in pericolo e Lukas si prodiga per salvarle la vita, la nostra Lady Macabre in ciccia e ossa, Wilda Belsen, è alle prese con un party a sfondo erotico per festeggiare il compleanno di una sua cara amica, Germaine: vi assicuriamo che ne vedrete delle belle. E sullo sfondo, i suoi due scagnozzi Victor e Zara (la quale, lo si intuisce nel finale, sa molto più di quello che lascia intendere al suo socio) si avvicinano sempre di più al nostro Lukas…
La foto di Lukas con la famiglia, nelle mani della ridestata Zara

A Fabio De Tullio (pugliese e, quindi, conterraneo degli Audaci!), classe ‘81, è toccato l’onore e l’onere di disegnare il numero sei, la storia della svolta. Dopo aver esordito sulla serie on line di PaolaBarbato, Davvero, De Tullio è entrato in pianta stabile in Bonelli e siamo sicuri che, in futuro, ci regalerà altre storie mozzafiato come questa! 

Il malvagio fratello di Wilda, Magnus
Al suo tratto morbido e sognante sono affidati i primi piani di un’umanissima (solo per questa volta, c’è da scommettere!?) Zara e dei membri della famiglia, ormai distrutta, di Lukas. 
Sì, parliamo di famiglia distrutta non a caso perché, mentre il nostro amico è finito nelle mani dei ridestati che lavorano per Wilda, la sua mente riesce ad andare in profondità e porta a galla brandelli di memoria (i “flashback” del titolo) che ci forniscono chiarimenti in merito al passato di Lukas (e ciò che scopriamo non è affatto piacevole…).

Senza esagerare con gli spoiler (vi avevamo avvisati all'inizio!) eccovi le nostre conquiste più importanti: il nostro si chiamava Jordan Black, aveva una bella famiglia (una moglie Eva e un figlio Nicholas) ed era socio (in affari non si sa quanto puliti) di Magnus Belsen, il defunto fratello di Wilda. Dopo essere diventato un ridestato, il malvagio Magnus ha proposto a Jordan di raggiungerlo nella strettissima cerchia dei non-morti, ma il nostro, fermamente, rifiuta di aderire. Iniziano allora le opere di Magnus per persuadere Jordan: tra queste c’è l’esplosione della sua mega villa che porta il piccolo Nicholas in bilico tra la vita e la morte. A quel punto, vinto dal dolore, Jordan cede e prima su se stesso e poi su suo figlio pratica l’orrenda puntura, apparentemente salvando il bambino. Ma l’idillio non dura a lungo: la moglie Eva scopre tutto e uccide il bambino e se stessa e lascia Jordan a consumarsi per il dolore.

Wilda giura vendetta a Lukas!
Ma non basta: Medda ha messo tanta di quella carne sul fuoco che questo numero sei resterà uno degli albi più importanti in una miniserie. Dopo la morte dei suoi famigliari, Jordan si incontra con Zara con la quale ha una relazione e alla quale racconta la sua storia. E sul finale ricorda anche di essere stato lui a uccidere Magnus Belsen per vendetta. Ma non crediate che quello che vi abbiamo raccontato sia tutto: c’è tanto altro che dovete scoprire prima che l’uscita di Lupi si avvicini.   




Vi salutiamo invitandovi, una volta di più, a concedere a Lukas un’occasione per conquistarvi: con gli Audaci ha funzionato alla grande!

RolandoVeloci

La cover del n. 5, realizzata dal grande Michele Benevento 
(a questo link trovate il making of)
LUKAS: “Maschere” 
NUMERO: 5
DATA: Luglio 2014 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Michele Medda 
DISEGNI E CHINE: Andrea Borgioli
COPERTINA: Michele Benevento












La cover del n. 6, sempre opera di Benevento
LUKAS: “Flashback” 
NUMERO: 6
DATA: Agosto 2014 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Michele Medda 
DISEGNI E CHINE: Fabio De Tullio
COPERTINA: Michele Benevento














Gli studi preparatori di Borgioli per l'inquietante Simon, il Re dei Topi



...la fine del topo!

BRENDON #98

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Chiaverotti e l'inizio della fine!

Ci siamo. Ormai ci siamo. E non possiamo sottrarci.
Brendon, il bimestrale fantasypiù longevo della storia del fumetto italiano, si sta avviando alla sua – gloriosa, questo bisogna dirlo! – conclusione. Una lunga cavalcata che da agosto durerà fino a metà dicembre, quando sarà pubblicato il tanto temuto (e allo stesso tempo atteso) numero 100, disegnato dal Signore delle Ombre, Corrado Roi. Sarà allora che Claudio Chiaverotti, il Signore del Tempo nella vita del suo eroe, metterà la parola fine alle avventure del cavaliere di ventura più amato della letteratura.

Zeder insidia la giovane figlia di Brendon, Daisy
Con questo numero 98, L’inizio della fine, il divo Claudio ci introduce nelle vicende che condurranno l’amato Brendon a scontrarsi definitivamente con lo stregone Zeder– un tempo suo amico – e gli adepti della Luna Nera. Il mondo è sull’orlo del baratro: una nuova apocalisse si prospetta all’orizzonte ma noi siamo fiduciosi che il nostro coraggioso eroe saprà farsi valere anche in questa circostanza.

Darkmoon sorge dal nulla, minacciosa
La Luna Neraè una parte fondamentale del cammino di vita editoriale di Brendon: presente fin dagli esordi, prima come minaccia vagamente pericolosa (vedi La Luna Nera, n. 3 dell’ottobre 1998, disegni di Rotundo), poi come vera e propria incarnazione del male (vedi Ritorno alpassato, n. 11 del febbraio 2000, sempre con i disegni di Rotundo; Il ritorno della Luna Nera, n. 26 dell’agosto 2002, disegni di Ricciardi; fino al recente La strategia del serpente, n. 85 del giugno 2012, con i disegni di Acciarino), questa setta di fanatici ha sempre agito – in parte allo scoperto, in parte nell’ombra – per realizzare l’avvento di una nuova Grande Catastrofe.

In questo albo, il primo di due (la seconda, decisiva, parte, Luna Nera calante, la troveremo in edicola dal 18 ottobre), Chiaverotti chiama per il ballo finale tutti – ma proprio tutti – i suoi personaggi più importanti, quelli che hanno popolato le pagine di Brendon dal 1998 a oggi. È un piacere davvero infinito ritrovare Daisye Florence (rispettivamente: figlia di Brendon la prima e madre della ragazza la seconda): la giovane, suo malgrado, avrà un ruolo fondamentale nel piano dello stregone schiavo del serpente, sarà la regina di Darkmoon, una città sorta nel deserto per volere di Zeder e destinata a essere la capitale del regno della Luna Nera.
La disperazione di Florence

Ma non è tutto, un’altra meravigliosa figura femminile sarà la sua – è proprio il caso di dirlo – comparsa: Morrigan, la strega della Luna conosciuta nello splendido albo La notte delle streghe (il n. 17 del febbraio 2001, per i disegni di Simeoni), uccisa tempo fa da un adepto della Luna Nera (nello splendido albo La scelta di Morrigan, n. 73 del giungo 2010). Il suo fantasma sarà di grande aiuto per Brendon: il grandissimo Chiaverotti, assimilata la lezione dei maestri tragici greci, quella di Seneca, di Shakespeare e del teatro elisabettiano in genere, fa comparire lo spettro della defunta strega sia per mettere al corrente Brendon del pericolo che sta correndo Daisy, sia – più concretamente – per salvare fisicamente Brendon e Florence dalle insidie mortali di Zeder.

Un vero amico per Brendon: Tadeus
I momenti amarcordnon si esauriscono qui: in occasione dell’ultimo grande scontro, il burattinaio Chiaverotti chiama a raccolta tutti i cavalieri di ventura amici di Brendon che abbiamo incontrato in anni di avventure. Il mitico Tadeus si impegna e ritrova, uno per uno, tutti gli altri guerrieri: Hawkeye, Scarlett, Oldboy, Douglas e Cat, ai quali si aggiunge all’ultimo secondo la bellissima e letale Shadow(incrociata in La vendetta di Trevanian, il n. 72 dell’aprile 2010, disegni di Andrea Fattori). E, per concludere alla grande, troviamo anche il vecchio Lèon e il suo simpatico Johnwayne, come sempre, preziosi per le ricerche di Brendon.    

A disegnare tutto questo, troviamo Giuseppe Liotti, salernitano, classe ‘78. Dopo aver lavorato per il cinema come storyboard artist, ha esordito nel mondo del fumetto nel 2007 con PublicService, storia facente parte del volume Self Service (ArcadiaEdizioni), per poi passare a lavorare per il mercato franco-belga (per l’editore LeLombard pubblica La Louve aux Faisceaux, su sceneggiatura di PatrickWeber e i tre tomi della serie Narcos, su sceneggiatura di EmmanuelHerzet). Questo è il suo esordio assoluto in Bonelli e c’è da scommettere che non resterà un episodio isolato, visto il talento del nostro.
Il potere di Zeder sembra essere infinito

Brendon si avvicina alla fine e noi Audaci saremo in prima linea per raccontarvi questa epica e indimenticabile cavalcata, offertaci ancora una volta dal genio di Claudio Chiaverotti.

RolandoVeloci

Il gorgo nel quale scenderemo tutti


La cover del n. 98 di Massimo Rotundo
BRENDON: “L’inizio della fine” 
NUMERO: 98
DATA: Agosto 2014 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Claudio Chiaverotti 
DISEGNI E CHINE: Giuseppe Liotti
COPERTINA: Massimo Rotundo 

ORFANI #12

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La resa dei conti











E' finita. La prima stagione di Orfaniè finita qui! E se tante cose si potrebbero dire a riguardo, nessuno può negare che questo sia un evento fumettistico di rilievo.
Roberto Recchioni (con la complicità del magistrale Emiliano Mammucari e di un team di disegnatori e coloristi da far invidia) ci ha traghettato verso questo scontro a due che non è solo una lotta tra due guerrieri ma è anche uno scontro in qualche modo ideologico.
E noi stiamo per narrarvi (anche se non in maniera completa, per rispetto a chi non avesse letto l'albo...) cosa succede in questo numero 12. Per cui, ci sono due cose che potete fare per evitare spoileroni o comunque potenti indizi riguardo chi (tra i due Orfani rimasti) sopravvivrà alla fine di questa prima stagione:
1. Non sbirciare la terza di copertina dell'albo prima di aver letto la storia, perché in terza di copertina c'è l'annuncio dell'uscita del numero 1 della seconda stagione (con relativa cover, finora rimasta celata, almeno in parte, ma che presto sicuramente campeggerà un po' ovunque nel web);
2. Non continuare a leggere questa recensione (audace avvisato...).
Ok, iniziamo e....Rock 'n' Rooooooooooooooll!


La parte iniziale dell'albo, come sempre ambientata nel passato, stavolta ha il compito preannunciato di ricongiungersi all'inizio della storia del presente narrata nel primo albo, in un incastro circolare certosino (se non leggete la serie vi sembrerà un tantino difficile da comprendere, ma in ogni caso è un meccanismo narrativo architettato molto bene dal buon Recchioni, dall'inizio alla fine).
Scopriamo già nelle prime due pagine, con un colpo di classe, a chi appartenevano le parole contenute nelle didascalie che costituivano quindi una sorta di diario in cui veniva descritto via via come il mondo è finito e tutto il percorso fatto dai nostri Orfani per diventare guerrieri implacabili. Parole messe nero su bianco a costo di correre pericoli, visto che, a quanto pare, anche scrivere è messo al bando in questo mondo crudele. Ma i germi della ribellione ci sono già tutti.

Studi per alcuni personaggi, realizzati da Cavenago





Ribellione che esplode nella figura di Ringo, contrario al fatto che la popolazione mondiale resti all'oscuro di tutto, contrario all'Operazione Painted Sky e al fatto che, per far fronte a crisi di grandi entità si debba ricorrere all'inganno. Non è dello stesso parere Jonas, che rappresenta il guerriero granitico, fedele all'establishment e alle regole, convinto che le parole della professoressa Juric debbano rimanere segrete e che ogni ribellione vada sedata con ogni mezzo. Lo scontro tra i due esplode nella parte finale dell'albo, dove, come dicevamo, solo uno rimarrà. Senza dirvi esplicitamente chi sia, tra Ringo e Jonas, vi diciamo solo che era il personaggio per cui parteggiavamo noi Audaci, che si autocatagola tra "i cattivi" e che manda l'altro a raggiungere praticamente tutti gli altri Orfani, riuniti finalmente sotto il simbolico albero che ne ha intrecciato e ghermito le esistenze durante tutto il loro percorso esistenziale, dal dolore alla sofferenza sino alla morte.
Ma nelle ultimissime tavole già abbiamo anche un assaggio di cosa avverrà in futuro, nella prossima stagione. Nuovi schieramenti, nuovi motti e nuove atmosfere ci attendono nelle avventure che saranno pubblicate da metà ottobre.

Su Recchioni ci siamo dilungati spesso e qui ritorniamo solo a considerare quest'opera (la prima stagione di Orfani, racconto organico e coeso) come parte perfettamente integrante della sua poetica: il rapporto degli uomini con la morte, l'ironia e la spacconaggine come armi per alleggerirsi dall'insostenibile peso dell'esistenza, la violenza come modo (per il narratore) di mostrare la spettacolarità di avvenimenti avventurosi ma anche l'insensatezza delle lotte tra esseri che camminano sul medesimo suolo e sotto lo stesso scorcio di cielo. E, infine, quella velata e insopprimibile vena romantica che si cela sotto ogni scorza dura.

Dal punto di vista grafico, abbiamo amato tutti (o quasi) i disegnatori che si sono adoperati per la buona riuscita di questa serie. Eppure, per una giusta quadratura del cerchio, era fisiologico che l'ultima parola fosse tratteggiata dalla matita dell'immenso Mammucari, già disegnatore del primo numero (a cui, come già detto, il finale della parte legata al passato dei personaggi si riallaccia) e co-creatore della serie insieme a Recchioni. Sono tavole sono molto particolari, colorate in maniera impeccabile da Annalisa Leone. Le matite non ripassate a china di alcuni dettagli le rendono più variegate, donando quel giusto quantitativo di "imperfezione" che le fa sublimare a opere da incorniciare! Leggere per credere!


Infine, due citazioni: la prima, letteraria, esplicitata durante l'albo da Recchioni; la seconda, musicale, che viene in mente a noi Audaci dopo aver chiuso l'albo.
Quella letteraria, colta, da "Poesia facile" del poeta Dino Campana:

"Pace non cerco, guerra non sopporto
Tranquillo e solo vo pel mondo in sogno
Pieno di canti soffocanti. Agogno
La nebbia ed il silenzio in un gran porto."

Infine quella, insostituibile, musicale (che a nostro parere era... necessaria!) con la quale ci congediamo:


il Sommo



ORFANI: Rock ’n’ Roll
NUMERO: 12
DATA: Settembre 2014
SERGIO BONELLI EDITORE

COPERTINA: Massimo Carnevale
SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Roberto Recchioni
DISEGNI E CHINE: Emiliano Mammucari
COLORI: Annalisa Leoni


15 fumetti da non perdere del prossimo autunno!

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Consigli audaci per le uscite fumettistiche della stagione in arrivo







L'autunno fumettistico: momento di lanci editoriali e di fiere fondamentali, di letture imprescindibili e di grosse delusioni. Per districarvi nel complesso marasma del fumetto di oggi, vi guidiamo in un percorso di quindici tappe (più due menzioni speciali) con altrettanti titoli che gli Audaci vi consigliano di tener d'occhio per godervi la stagione fumettistica alle porte!

[Chi odia i gusti squisitamente personali e gli elenchi folli, può evitare di proseguire la lettura!]



Dylan Dog #337 di Roberto Recchioni e Nicola Mari (dal 27 settembre in edicola).

"Dylan Dog si risveglia nell'anno 2427..."
Saremo banali, ma non potevamo che iniziare la nostra carrellata con il primo albo della "fase due" del rilancio di Dylan Dog. L'albo verso il quale tutto il fumetto italiano ripone speranze e attese incalcolabili e che vi sarà offerto dalla penna dell'ormai onnipresente Roberto Recchioni e dalle chine dell'immenso Nicola Mari (senza dimenticare i colori di Lorenzo De Felici).




Lo strano caso del Dottor Ratkyll e Mister Hyde (su Topolino #3070 e 3071) di Bruno Enna e Fabio Celoni  (da fine settembre in edicola).

La coppia Enna/Celoni ci già ha regalato la pregevole parodia Disney di Dracula. Eccoli ritornare all'attacco con un altro classico da brivido (il secondo numero uscirà anche con cover variant "lenticolare", in cui si potrà assistere "in diretta" alla trasformazione di Ratkyll in Hyde); già prevista la ristampa in volume b/n!



Adam Wild #1 di Gianfranco Manfredi e Alessandro Nespolino(dal 4 ottobre in edicola).

Gianfranco Manfredi l'abbiamo intervistato di recente. E abbiamo l'acquolina in bocca. Questo Adam Wild sarà pure retro, ma la commistione tra Storia realistica e personaggi di fantasia (se fatta nel modo giusto) è imbattibile!




Dimentica il mio nome di Zerocalcare (dal 16 ottobre in fumetteria e libreria).

Questo libro lo aspettiamo da tempo. Dovrebbe essere il più personale mai pubblicato da Zerocalcare. E... Ok, non necessita di altre presentazioni (se non che la cover variant disegnata da Gipi è già esaurita!).




In inverno le mie mani sapevano di mandarino di Sergio Gerasi (da ottobre in fumetteria e libreria).

Sergio Gerasi non è solo il disegnatore di Valter Buio e Dylan Dog (e ancor prima di Lazarus Ledd). Già ci aveva conquistato con G&G (graphic novel su Giorgio Gaber, su testi di Davide Barzi) e Le Tragifavole (realizzata come autore completo); ora torna con questo volume ambientato a Milano e inserito nella collana "Le città viste dall'alto" della Bao.




Fun di Paolo Bacilieri (in uscita "presto").

Paolo Bacilieri ci narra la storia dei cruciverba, dalla loro nascita sino ai tempi moderni. Serve altro?


Sandman Overture di Neil Gaiman e J.H. Williams III (da novembre in fumetteria).

La saga di Sandman si era conclusa. Ma il mondo non poteva certo rimanere per sempre senza nuove storie del Signore dei Sogni, quindi ecco questa miniserie che indaga nel passato del personaggio e si avvale dei testi del solo e unico Neil Gaiman e dei disegni del divino J.H. "Promethea" Williams III.



 

Il ragazzo invisibile di Diego Cajelli, Giuseppe Camuncoli, Werther Dell’Edera e Alessandro Vitti, con cover di Sara Pichelli (dal 6 novembre in edicola).

Miniserie presentata come l'"opera a fumetti che espande l’universo del nuovo film di Gabriele Salvatores, la storia di un supereroe: un ragazzo con il potere di diventare invisibile, nelle sale italiane l’11 Dicembre 2014." Un evento multimediale che coinvolge artisti di primo piano e che seguiremo con attenzione!




Bestiarius di Masasumi Kakizaki (dal 6 novembre in edicola).

Planet Manga pubblica quest'opera in cui l'Impero Romano, tra draghi e minotauri, parte alla conquista del mondo. L'autore, Kakizaki, sarà uno degli ospiti principali di Lucca Comics & Games 2014!
























Star Rats Episodio II – La rottura dei Clonidi Leo Ortolani (dal 6 novembre in edicola).

"L'attesissima terza avventura del Ciclo Stellare Ortolaniano"! Possiamo permetterci di perderla?



Saga vol. 4 di Brian K. Vaughan e Fiona Staples (da novembre in fumetteria e libreria).

Attesissima prosecuzione di una delle storie del fumetto americano più amate e premiate degli ultimi anni. Entrambi gli autori saranno a Lucca, dove sarà possibile trovare anche la cover variant di Massimo Carnevale!




La nuovissima X-Factor #1di Peter David e Carmine Di Giandomenico (dal 20 novembre in edicola).

Torna, in una veste "all-new", la squadra-x più interessante di tutte, con il versante grafico curato dal nostrano Di Giandomenico. Promettentissima!



Batman Black & Whitedi AA.VV.

Ritorna la raccolta di storie brevi e in bianco e nero dedicate al Cavaliere Oscuro, realizzate da alcuni degli autori più importanti del panorama fumettistico statunitense.



Trillium di Jeff Lemire (da dicembre in fumetteria).

Dopo Cani smarriti, Essex County, Sweet Tooth e Il saldatore subaqueo, siamo pronti a farci stupire dall'alternativo Jeff Lemire come autore completo. "The last love story ever told"!





Brendon #100 di Claudio Chiaverotti e Corrado Roi (dal 18 dicembre in edicola).

La fine arriva per tutto. Vedremo di accoglierla al meglio, audacemente!




Infine, una menzione speciale per due volumi che, seppur contenenti ristampe, meritano la nostra (e vostra) attenzione:

Almanacco dell'Avventura 2015.

Dopo i volumi degli scorsi anni che omaggiavano i compianti Sergio Bonelli, Decio Canzio e Sergio Toppi, arriva quest'anno l'Almanacco dell'Avventura dedicato ad un altro grande del fumetto italiano: Gino D'Antonio, storico autore di Storia del West. I tre racconti contenuti in questo Almanacco sono ristampe di due volumi di "Un uomo Un'avventura" (ovvero "L'uomo dello Zululand" e "L'uomo di Iwo Jima") e di un episodio della storia della famiglia Mac Donald, "L'uomo della frontiera".



Patagoniadi Mauro Boselli e Pasquale Frisenda.

Il mitico Texone disegnato da Frisenda, considerato tra i migliori di sempre (vedi nostra recensione qui) ritorna in una nuova edizione ad opera della Bao Publishing, con vari extra e una copertina nuova di zecca.


LUKAS #7

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Medda, Benevento, Lukas e i lupi
Dopo i primi sei, fantastici, numeri, finalmente è in mani Audaci Lupi, il settimo episodio della nuova e affascinante miniserie Lukas, scritta dal sempre geniale Michele Medda e ideata graficamente dal talentuoso Michele Benevento. Lo scrittore sardo continua imperterrito a regalarci storie degne di finire in un’antologia del fumetto perfetto e l’artista pugliese ritorna a deliziarci con il suo tratto oscuro e spigoloso dopo lo splendido numero uno, Deathropolis del marzo scorso.


Tra bestie (soltanto?!), le controversie si risolvono così...
Con il buon Lukas non si sta mai tranquilli, dovrebbero averlo capito anche la povera Bianca e i suoi due figli, Jessicae Brian: infatti, quella che doveva essere una tranquilla vacanza in famiglia si trasforma in un incubo terribile dal quale, purtroppo, non c’è risveglio.

Bogdan, il leader dei "Lupi"
Storia apparentemente fuori continuità, questa Lupi. Scriviamo “apparentemente” perché, pur non essendoci né Zara, né la nostra amatissima cattivona Wilda Belsen, il passato, come una scheggia impazzita, arriva a trafiggere la mente di Lukas riportando alla luce frammenti della sua vita passata (evitiamo di spoilerare troppo e ci limitiamo a segnalarvi che tutto questo lo trovate alle pp. 75 – 81).
Una tranquilla vacanza, ecco cosa doveva essere… in realtà per i nostri amici si tratterà di un periodo decisamente turbolento, specie per i maschi della strana “famiglia”: Brian e Lukas. Il primo si invaghisce di una bella ragazza del posto (una volontaria per un’associazione che lavora con gli anziani: lei fa lezioni di storia dell’arte) la quale, a un certo punto, sparisce nel nulla. La polizia va a interrogare il povero Brian perché dal cellulare della ragazza risulta una chiamata notturna proprio al cellulare del giovane. Per lui iniziano terribili ore di angoscia fino a quando la ragazza non verrà ritrovata… 

Liza, la bella protagonista
Pur di aiutare il figlio di Bianca, Lukas non esita un secondo e si getta a capofitto nelle sue indagini personali e – come sempre – paranormali. Questa volta, spiando un gruppo di bikers accampati poco fuori città, viene a contatto con dei lupi mannari. 
Bogdan, il loro leader, è un pacifista che legge Svetonio e ha fatto sì che i suoi compagni rinunciassero al sangue umano, ripiegando su animali. Ma la sua leadership è in bilico proprio perché il richiamo del sangue è troppo forte, irresistibile per i lupi. 

Quando il bravo (e molto più umano di certi uomini) Bogdan viene ingiustamente accusato della “scomparsa” della ragazza, Lukas – convinto della sua innocenza – continua le sue indagini parallele e scopre che il vero colpevole è una sua (e di Magnus Belsen) vecchia conoscenza: un membro, ormai non più attivo, dei WhiteJaguar, un gruppo di mercenari che, in Africa, andava alla ricerca di un certo Jean Claude Danjuma. Intanto Bogdan ritorna dal suo branco e decide di chiudere definitivamente i conti con chi voleva cambiare stile di vita.

Insomma, il mistero si infittisce! Ne sapremo di più, si spera, sul prossimo numero Troll, in uscita il 23 ottobre… Come si fa a resistere?!
 
La paura e il ricordo che riaffiorano...
Lukas non si ferma davanti a niente!

Ashes to ashes, dust to dust...

RolandoVeloci


LUKAS: “Lupi” 
NUMERO: 7
DATA: Settembre 2014 
SERGIO BONELLI EDITORE 

SOGGETTO E SCENEGGIATURA: Michele Medda 

COPERTINA, DISEGNI E CHINE: Michele Benevento
COLORAZIONE COPERTINA: Lorenzo De Felici








Bozzetto che il disegnatore Michele Benevento ci ha gentilmente concesso di pubblicare!

La cover di Troll, il numero 8, sempre ad opera di Benevento

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